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Dopo l’Oscar per La Grande Bellezza e la seconda avventura americana con Youth il nostro Paolo Sorrentino spiazza tutti cimentandosi, con The Young Pope, in una serie televisiva.

Il regista aveva presentato i primi due episodi alla Mostra di Venezia di quest’anno; la serie è poi andata in onda su Sky Atlantic dal 21 ottobre al 18 novembre.  Ma il protagonista non è un “vecchio” o un “anziano” come ci aveva da tempo  abituati, bensì – come suggerisce il titolo – un giovane Papa: Lenny Belardo ( un bravissimo Jude Law ). Figura ambigua e contraddittoria, con problemi irrisolti e che suscita le perplessità del Segretario di Stato della Santa Sede Angelo Voiello (Silvio Orlando) personaggio sui-generis,tifosissimo del Napoli e di Suor Mary (Diane Keaton) una suora statunitense che lo stesso Papa chiama al suo fianco, in quanto legato a lei da un rapporto quasi filiale.              

Pio XIII non si fida di nessuno. Ha paura di essere “tradito” da chiunque e per questo si inimica tutta la Curia. Per questo prodotto televisivo Sorrentino ha scritto e diretto l’intero lavoro prendendosi enormi libertà. Il Papa di Sorrentino fuma (e da quanto tempo non si vedevano così tante sigarette in televisione!), gioca a biliardo, strizza l’occhiolino allo spettatore sulle note di All along the Watchtower nella sigla d’apertura, beve coca cola (anzi, cherry cola per la precisione), ascolta la radio e fa la doccia. 

Si è sin da subito catapultati in una dimensione quasi onirica in cui Sorrentino tenta di dare un’immagine Rock ad una figura anti-rock per eccellenza. Ma nonostante le peculiarità Pio XIII è fin dall’inizio deciso a dare una forte spinta conservatrice alla Chiesa: nonostante la sua fede vacillante costruisce il suo pontificato sulla base della sua idea di Dio.
 

In The Young Pope si intravede l’uomo Sorrentino anch’egli – come il protagonista della serie – è rimasto orfano da ragazzo. E a ciò si deve la morbosa ossessione del Papa nel cercare di trovare a tutti i costi i suoi genitori hippies che lo abbandonarono in un orfanotrofio per  “andare a Venezia”.

La scelta di Venezia fa sorridere giacché tutta la serie sembra richiamare continuamente al liquido – all’acqua sì, ma anche in generale a cibi liquidi o, piuttosto, alle bevande. «L’uomo è ciò che mangia» sosteneva Feuerbach e in una delle prime scene dopo l’elezione, a dispetto di una tavola imbandita con ogni ben di dio il papa chiede una cherry cola (dice che è «una persona che non mangia molto»).  Il cardinal Voiello dà da mangiare al suo giovane assistito un brodino. Nell’aranceto insieme a Monsignor Gutierrez il Papa beve un succo di arancia. Monsignor Gutierrez stesso ha un problema di alcolismo, il Cardinale Michael Spencer anche trova nella bottiglia qualche consolazione dopo la mancata elezione.

 La mente va abbastanza velocemente alla società liquida di Bauman  – e del resto questo Papa sembra essere perfettamente calato nel tempo in cui viviamo. Ne è consapevole e ne è un conoscitore come dimostra in svariate occasioni.

Come nei suoi film Sorrentino anche in questa serie prende a schiaffi il suo pubblico adorante. Sembra voler dire e ricordare ancora una volta che questo mondo così com’è proprio loro. Il Papa che disegna è un reazionario/rivoluzionario. Del resto - ci viene in mente la strizzatina d’occhio di Jude Law- se la rivoluzione non va nella direzione che piace a noi allora non è più una rivoluzione?             

Alessio Cacciapuoti

Angela Flagiello

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