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Cultura&Spettacolo
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La cultura e le architetture, le musiche e il caffè, il golfo e il bosforo, i canti processionali lungo le basiliche e le preghiere dei müezzin nei minareti. È l’essenza del Mediterraneo.

Napoli’Den İstanbul’A, appunto da Napoli a Istanbul. È questa l’avventurosa navigazione suggerita per il 2019 dall’associazione Di Meo Vini ad Arte presieduta da Generoso Di Meo – già insignito dalla Camera dei deputati dell’Italian Talent Award per il suo ruolo di ambasciatore del made in Italy – che il 17 novembre avrà la sua cerimonia internazionale al Çiragan Palace di Istanbul, la sontuosa residenza voluta dal sultano Abdülaziz. Un gala di valore mondiale a cui parteciperà un parterre di artisti, intellettuali, celebrities, studiosi, durante il quale verrà presentato ufficialmente il calendario che rende concreto, sensibile e elegante il gemellaggio tra Napoli e la città cerniera Europa|Asia.

Nel vorticoso viaggio visivo sulla rotta che conduce dai palazzi dei decumani cristiani ai quartieri antichi dell’islam interviene il fotografo Massimo Listri che con occhio sensuale e diligente ritrae in dodici inquadrature ad hoc scene, storie, emozioni e personaggi che riassumono la convivenza, la rivalità, il dinamismo delle due capitali. Dal Topkapi Palace al dipinto dell’Ambasceria turca a Napoli (opera di Giuseppe Bonito custodito nel Palazzo Reale di piazza Plebiscito); dalla Moschea Kilic Ali Pasa al Ballo dell’ape nell’harem conservato nel Museo di Capodimonte. Fino al Palazzo di Venezia (sede dell’ex ambasciata italiana a Istanbul), agli hamam alla Cisterna Basilica di Sultanahmet. Ciascuna fotografia gode di un testo narrativo|emotivo a firma di rare personalità: tra le altre, Ilber Ortayli, Rosita D’Amora, Dinko Fabris, Nedim Gürsel. Un’intesa cosmopolita che nei secoli è stata crudele, per via del business degli schiavi nel Seicento documentato nei carteggi protetti nell’Archivio storico del Banco di Napoli, e però anche comica: prima con la farsa Nu turco napulitano di Eduardo Scarpetta (1888) poi con l’adattamento cinematografico Un turco napoletano (1953), di cui fu protagonista Totò. Che nel suo certificato di nascita riuscì a essere riconosciuto quale Principe di Bisanzio (nonché della risata). E ancora, la relazione espressa nelle canzoni e nel teatro d’opera, e nelle statuine del presepe, e nelle mutazioni dei nomi: Parthènope_Neapolis_Napoli, da un lato. Dall’altro, Bisanzio_Costantinopoli_Istanbul.

 Reciproche testimonianze millenarie di una familiarità dei territori che il mondo moderno non può trascurare. E che proprio di recente sono state riportate a galla dal lungometraggio Napoli velata diretto da Ferzan Ozpetek.

 

L’edizione numero 17 del Calendario Di Meo – tra le precedenti edizioni si possono ricordare Lisbona, Vienna, Mosca, Parigi, Marrakech, Londra – pone una accanto all’altra due popolazioni che già a tavola trovano simbiosi. Dal caffè al pescato fresco alle evoluzioni della pizza. È, dunque, un esperimento ogni volta elettrizzante, la mission svolta dall’associazione Di Meo Vini ad Arte, che stagione dopo stagione trova partner e sostenitori e aficionados che non vogliono mancare alle serate di lancio internazionale del prestigioso oggetto da collezione. Che è, indiscutibilmente, un ponte privilegiato per la conoscenza e la convivenza culturale contemporanea.

A Istanbul, nella cerimonia programmata per sabato 17 novembre, il vortice della danza collettiva avrà quale fonte privilegiata Ayhan Sicimoglu e la sua band di 11 elementi che pulsa un mood turco-latino-cumbia: ne sono sintesi İstanbul pas Costantinople, Birakma Beni (quasi derivasse da Underground di Emir Kusturica), Historia de un amor (hit di Luis Miguel). A seguire, il guru della consolle Dj Ghiaccioli e Branzini, originario di Torino e già autore di remix per Fabi|Silvestri|Gazzè e per Peppe Voltarelli, abilissimo nel frullare beat vintage, atmosfere jazz e polmoni funk.

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