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“Pomodoro, cetriolo, peperone, cipolla, una punta d’aglio, olio, sale, aceto, pane secco e acqua. Il segreto è mescolare bene.” Così Pepa , alias Carmen Maura, protagonista del film Donne sull’orlo di una crisi di nervi di Pedro Almodóvar, rendeva omaggio nel 1988 al Gazpacho, recitando quella che sarebbe passata nella storia del cinema, come la sua ricetta più famosa.

In attesa dell’uscita di Dolor y Gloria, suo ventunesimo film, il regista più popolare del cinema spagnolo, ci svela, questa volta attraverso un’altra donna, la sua musa preferita, Penélope Cruz (affiancata da Antonio Banderas)  qualche ingrediente della nuova ricetta che lo vedrà presto nelle sale cinematografiche.

Da un lato Pepa, che con la sua ricetta deliziosa almeno quanto diabolica, traghetta chi ha intorno in una realtà parallela, quella delle donne che come lei perdono l’uomo che amano e che per questo rasentano la nevrosi. Il mescolare forte ed espressivo di quella che potrebbe essere una pozione stregata poco segreta visto che ne svela il trucco, serve a esorcizzare quel dolore e soprattutto a saziare la sua fame di condivisione della pena. Mentre Dolor Y Gloria  si prospetta un film quasi autobiografico, e che ci farà assaporare tutta la difficoltà di separare la vita personale da quella professionale, attraverso un vortice in cui i ricordi e le speranze alimentano la paura di un vuoto creativo.

 

Tipica zuppa fredda spagnola, originaria dell’Andalusia, il Gazpacho, lo si può assaggiare in diverse serie televisive come Red Dwarf o Will&Grace, in una puntata de I Simpson e in alcuni film soprattutto italiani come Olè o Maschi contro femmine, ma è nel cinema di Almodóvar che trova il suo abbinamento più idoneo, facendosi gustare e facendoci degustare un rinfrescante sorso di cultura popolare. Infatti, il carattere eterogeneo dei suoi film ben si sposa con quel mix di verdure tritate e frullate, differente in tutte le case proprio perché saldamente ancorato alla tradizione popolare e, allo stesso tempo, universalmente riconosciuto come sedativo efficace e ritemprante di quei sentimenti intensi e quasi isterici che ritroviamo nella protagonista del film così come nel Gazpacho stesso.

Dunque Pedro Almodóvar e il suo gazpacho di vita o viceversa in una ricetta normale e prestabilita, ricca di ingredienti previsti e tradizionali, come anestetico di una passione che è evaporata, non priva però di quella componente indesiderata che ti condanna ad assaporare il sonno; un tipo di cinema svariato e mescolato al punto giusto e per bene, magari, si spera, senza l’aggiunta di sonnifero.

Caterina Castiello

 

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