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Fino al 10 gennaio 2016  il complesso monumentale San Domenico Maggiore ospiterà la Mostra Agroalimentare Napoletana Magna.  Non è semplicemente un acronimo. Questa parola unisce e comprende nel suo significato la lingua napoletana e le radici  greco- romane della cultura campana.

L’architetto digitale Marco Capasso, già  ideatore del museo Mav di Pompei, ha voluto strutturare la mostra in continuità con l’idea dell’intersensorialità e uso delle tecnologie già proprie del Museo Archeologico Virtuale. Attraverso un iter di suggestioni che coinvolgono tutti e cinque i sensi si percorre la storia e le caratteristiche scientifiche e sociali di una delle cucine più famose al mondo. Dal seme alla pianta, dalla pianta alla lavorazione, dalla lavorazione al prodotto sul mercato. Ognuno di questi passaggi ha una sua storia, che si lega alla quotidianità della preparazione dei cibi. E’ stato allestito un ricchissimo calendario di eventi: week end degustativi, serate musicali, presentazioni di libri, convegni e incontri culinari, mostre personali di artisti contemporanei che si occupano di food.  

Magna è una mostra per tutti: bambini e ragazzi che potranno giocare con gli exhibit interattivi, studenti, che troveranno le informazioni scientifiche più aggiornate, appassionati di cucina e golosi. La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 10 alle 19, con eventi dalle 20 alle 24. La tradizione della cucina e della cultura gastronomica napoletana si uniscono alle sue radici  storiche e linguistiche.  In napoletano non esiste il sostantivo cibo, che diventa direttamente un’azione, un gesto : o magnà. Azione e materia sono la stessa cosa, indicano un’arte.

Le sale di Magna

La prima sala è dedicata al seme, alla coltura, alla terra. Senza l’agricoltura non esiste civiltà, il cibo e la sua preparazione sono simbolo e significato di cultura. Si passeggia tra alberi di agrumi campani, si annusano e accarezzano piante di stagione:  peperoncino, rucola, rosmarino. Una guida specializzata nel settore agroalimentare illustra le loro proprietà benefiche. La seconda sala, “Al centro della città, il mercato e le botteghe”, indica la seconda fase del nostro lungo iter gastronomico: l’arte di fare la spesa è illustrata da nove banchi presepiali, sullo sfondo la proiezione di una clip fornisce informazioni sui mestieri di antica origine che ancora sopravvivono: macellaio, fruttivendolo, pescivendolo. Il passaggio dal mercato alla casa è il tema della terza sala: “La casa e i giorni: in dispensa, in cantina, in cucina, in tavola”. Il visitatore è immerso in una sala multimediale che ricostruisce la dispensa con ricette, piatti, pasti. Nella sala quattro “O magnà” diventa arte moderna e poi contemporanea: si parte dalle nature morte del ‘600, passando per i dipinti del ‘700, dove è evidente l’influsso della moda francese di quel periodo non solo nella cultura ma anche nel cibo: i fichi caramellati sono il nuovo “trend” della nobiltà napoletana settecentesca. Poi si passa all’arte contemporanea: il cibo non è più rappresentato, ma usato come mezzo espressivo: tele disegnate con caffè e vino ne sono un esempio. La camera cinque è quella del “Buon consiglio”: attraverso la proiezione di due video e con una lavagna interattiva il visitatore apprende i benefici apportati dalla dieta mediterranea. Nel chiostro “Il cibo negli occhi dei giovani artisti napoletani”.

La mostra è promossa dall’associazione culturale Guviden-I semi dell’Amore, che nasce dalla continuazione dell’operato e dell’impegno sociale  di Guglielmo de Notaris. Suo figlio Vincenzo de Notaris è oggi il presidente dell’associazione e racconta l’esperienza e gli obiettivi di Guviden: proporre iniziative mirate di solidarietà sociale, ponendo l’enfasi sulla valorizzazione della natura e dell’ambiente, della cultura e dell’arte. L’iniziativa Magna è sostenuta dal Comune di Napoli, e nasce dalla volontà, espressa dall’assessore al turismo e alla cultura Gaetano Daniele, di proseguire l’Expo 2015 con un’attenzione  particolare alla cultura e alla realtà culinaria di Napoli: <<magna è una prosecuzione intelligente di Expo che ci insegna le radici della nostra tradizione culturale e gastronomica attraverso emozione e divertimento>>.

 

Elèna Lucariello

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