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Il perché di questa triste vicenda è riconducibile all’inquinamento ambientale e atmosferico e al conseguente surriscaldamento delle acque dei mari e degli oceani, che non consentirà più la crescita e lo sviluppo di molteplici specie marine. Secondo gli studiosi, dal 1950 ad oggi, il 29% delle specie marine hanno subito un collasso, anche del 90% in alcuni casi.

Da non sottovalutare sono anche le attività di pesca selvagge e spesso illegali che hanno già causato l’estinzione di tantissime specie.

Ma non è tutto perduto, c’è ancora qualche speranza. Questo processo degenerativo, infatti, si può arginare e poi bloccare attraverso la creazione di aree protette volte alla salvaguardia della biodiversità e alla protezione di tutte le specie in via di estinzione che potranno, in questo modo, ricominciare a svilupparsi. Il processo si prospetta anche molto rapido e, nell’arco di dieci anni, molte specie sull’orlo della scomparsa potranno ripopolare i nostri mari.

Al contrario, se restiamo indifferenti nei confronti di questa delicata problematica, è necessario che cominciassimo a sperimentare generi alimentari “alternativi”.

Valeria Vanacore

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