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Oggi è certamente il giorno delle riflessioni, le lamentele per un’esclusione piuttosto che per una presenza inaspettata. E’ il giorno delle critiche e dei richiami a questioni passate.

La storia è semplice e già nota agli appassionati di pizza ed enogastronomia in generale: la guida Ristoranti d’Italia 2013 Gambero Rosso premiava lo scorso ottobre quattro pizzerie considerate le migliori d’Italia inserendo tra queste una sola pizzeria campana, cancellando con un sol colpo di scopa l’enorme lavoro di valorizzazione e tutela della Pizza napoletana Stg, creando un conflitto con l’intero mondo dell’AVPN (Associazione Verace Pizza Napoletana) e con i pizzaioli.

Mesi di protesta e scontri mediatici che condussero a una mediazione rasserenatrice (chi ha tirato il primo filo invisibile di quel teatrino di accordi, incontri e trattative è molto vicino a chi scrive), volta a quietare gli animi e creare un nuovo prodotto editoriale.

Una nuova guida, quella stessa presentata ieri, che valutasse soltanto le pizzerie e le pizze dando ad ogni fattispecie in cui si può declinare questo piatto un proprio standard di valutazione e giudizio. 

Tutto molto bello, tutto molto condivisibile: le proteste iniziali, il mea culpa delle alte cariche GR, la nuova guida, in parte i suoi giudizi e valutazioni.

Nonostante tutto oggi è il giorno delle critiche, delle riflessioni.

La critica: la pizza napoletana non può essere inserita di diritto tra le pizze all’italiana e le pizze gourmet?

Questa riflessione arriva da voci autorevoli e dunque rimbomba come tuono sovrastando la notizia. Critica interessante, ma sarebbe ancor più interessante capire quale metro di giudizio consigliano i critici per risolvere il dilemma.

Una guida è pur sempre la raccolta di valutazioni personali basate su uno schema di giudizio.

Senza uno schema di giudizio è impossibile valutare.

Sarebbe come paragonare un sigaro cubano a un domenicano o un caraibico.

Stesso prodotto, metodo di fabbricazione simile, basi storico tradizionali parallele. Risultato?

Sigari completamente differenti.

Se facessi una guida internazionale di sigari come potrei valutare e premiare i migliori prodotti senza farlo nel contesto adeguato? In alcune guide si creano categorie di valutazione, in altre no. Scelte editoriali.

La riflessione: muoversi nell’intricato mondo delle guide enogastronomiche comporta inevitabilmente delle scelte da parte dei curatori. A volte si pestano piedi, si tendono delicati equilibri come fili di ragnatela stesi al vento, altre volte si scatenano battaglie ideologiche.

Quanto fa male? Quanto nuoce all’unico settore trainante dell’economia italiana in tempi di crisi questa guerra tra giudici? In fondo l’unico giudice veritiero è il palato e il portafogli del consumatore attento.

Ben vengano le guide: di parte o neutrali, libere o schierate. Una folla di pagine tra cui scegliere autonomamente di chi fidarsi.

Certamente anche noi nel nostro piccolo non potevamo mancare.

Da alcuni giorni è a disposizione su www.stay.com la miniguida alla Napoli da bere e mangiare di Tarallucci e vin’, disponibile su android, tablet e tutti gli altri mostriciattoli tecnologici che affollano le vostre vite.

Libera e disinteressata, è frutto del lavoro della nostra redazione a cui va il mio plauso e ringraziamento, supportato dal team del sito norvegese che ci ha scelto per questa partnership.

L.O.

 

 

 

 

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