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Negli ultimi cinque anni il fenomeno dell’immigrazione è stato quello più discusso nel nostro paese. I numerosissimi migranti, che fuggono dai loro paesi perennemente in guerra e miseria, cercano asilo nello stivale italiano, spaccando l’opinione pubblica in tre fazioni nette: i favorevoli, i contrari, e coloro che si astengono da alcun tipo di riflessione.

Sicuramente però, la conoscenza di altre culture  - esulando dal concetto di integrazione – non è qualcosa cui gli italiani siano particolarmente inclini, specialmente in ambito gastronomico. Al netto delle ormai europeizzate cucine cinesi e giapponesi, che hanno subito una netta impennata negli ultimi cinque anni (più che altro per una questione di ‘trend’, dal momento che nella realtà sono molto lontane dalle pietanze tipiche orientali), si può senz’altro affermare che noi italiani siamo estremamente gelosi del nostro patrimonio culinario, che difendiamo strenuamente da ingerenze ‘forestiere’.

Ma purtroppo c’è qualcosa di ben più profondo, qualcosa che rasenta una forma di nazionalismo con venature quasi scioviniste. Ed è quanto è accaduto in provincia di Varese, ad Azzate, dove è scoppiata una grandissima polemica quando il Sindaco – promuovendo una iniziativa di scambio culturale inserendo, di fatto,  piatti nigeriani nel servizio mensa degli alunni della scuola primaria. Il progetto, soprannominato ‘Sapori del Mondo – Menu senza Frontiere’ rappresenta, secondo il primo cittadino Gianmario Bernasconi, una possibilità concreta di condivisione allo scopo di agglutinare differenti culture, permettendo ai piccoli studenti di assaggiare i sapori tradizionali nigeriani suggeriti da quattro profughi che da diverso tempo vivono ad Azzate. La presenza di una dietologa aiuterà a comprendere i principi nutrizionali degli alimenti e le diverse composizioni degli ingredienti.

Lo scontro, naturalmente, era inevitabile. Subito si sono sentiti gli ‘strilli’ della Lega Nord che vede il progetto come un escamotage degli immigrati sopracitati per ottenere visibilità e pretendere che ‘siano gli italiani ad assumere il loro modo di vivere e non viceversa’, come ha affermato l’onorevole della Lega Nord Paolo Grimoldi.  Dubbi anche sotto il profilo sanitario, in quanto secondo alcuni sarebbero stati proprio i quattro nigeriani a cucinare. Subito però arriva la smentita del Sindaco, che oltre a precisare che i piatti saranno preparati dal servizio mensa della scuola (quindi usufruendo solo delle ricette proposte dagli immigrati) ci tiene a specificare che il progetto,  votato all’unanimità da tutto il consiglio comunale nel febbraio 2016, nasce anzitutto come iniziativa per evitare gli sprechi alimentari ma soprattutto per educare i bambini all’interculturalità e colmare la loro naturale curiosità attraverso la scoperta di altri sapori. Le critiche sono facili da fare, diversamente dagli elogi. Dov’era la Lega Nord quando questi quattro profughi , tra le altre cose, hanno spazzato il cortile della scuola dalle foglie, per permettere ai bambini di tornare a giocare in un contesto pulito?”

Ad ogni modo, per quanto clamore abbia fatto questa notizia, il servizio partirà ugualmente dal 28 Marzo, lasciando ancora l’opinione pubblica divisa. In realtà in questa situazione ci si dimentica della parte più importante, quella dei veri fruitori di questo progetto, i bambini. Bambini che non hanno preconcetti  e che anzi, hanno sempre più compagni di classe di diverse nazionalità con i quali si interfacciano senza problemi di accettazione e senza il germe del pregiudizio. Possiamo solo auspicare che – contrariamente dalle insinuazioni poco propense all’integrazione, iniziative come queste subiscano un’impennata e soprattutto si capillarizzino in tutta Italia per mostrare che diverso non fa paura, e soprattutto che ogni pietanza è, in piccola parte, casa nostra, aldilà dei confini geografici.

Mary Sorbillo

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