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L’evoluzione del progetto “L’orto in Campania” è senza dubbio argomento molto attuale in materia di economia agronomica. Rappresenta la giusta sintesi del bisogno della collettività di accedere a una filiera di prodotti che rispecchino la filosofia Slow Food. Ludwig Fuerbach lo affermava: l’uomo è cio che mangia. E mangiare bene è un obbligo di condotta morale, andrebbe aggiunto. L’idea, messa in atto da un gruppo di laureandi e dottorandi delle facoltà di Architettura e Scienze Agrarie dell’Università Federico II di Napoli, è nata dall’esigenza di creare un giardino-orto che fosse funzionale all’esigenza estetica, funzionale, didattica, simbolica, ecologica e soprattutto aperto a tutti i tipi di fruitori. L’idea originaria degli orti didattici in realtà, nasce negli Stati Uniti con il movimento degli School Gardens, il quale ha inaugurato un progetto di educazione incentrato sulla coltivazione degli orti scolastici. Con tale progetto si spera di migliorare l’approccio all’alimentazione delle nuove generazioni, considerando che la Campania con Napoli in testa detengono lo spiacevole record di obesità italiano, superiore ai dati medi di tutta Europa.            

l'orto in campaniaGrazie a questi giovani studenti, “inventarsi” un orto è diventato possibile. Sono state impiegate risorse alla base della produzione dei prodotti, in altri tempi non utilizzate, tramite la creazione di apposite oasi trasformate ad orto e dal riciclaggio dei prodotti commerciali alimentari dei bar e ristoranti del centro che, una volta trattati, divengono compost per concimare le piante. Non va tralasciato l’aspetto didattico ed educativo del progetto. Infatti sono continue le visite di scolaresche che possono rendersi conto di come sia possibile coniugare il bisogno del magiare e vivere sani, con una corretta gestione dello smaltimento dei rifiuti organici. Come concordare cibo, piacere ed ecologia.                                                                      

Altro orto, altro progetto, altro approccio con il cibo: il Giardino Torre nel Bosco di Capodimonte ha aperto le porte a Slow Food Campania Basilicata, portando quest’anno al primo raccolto di due prodotti simbolo della tradizione gastronomica napoletana: l’Antico pomodoro di Napoli e la Papaccella Napoletana. Il pomodoro è il vecchio san marzano, perso tra un ibrido e l’altro e finalmente ritrovato e salvaguardato, unico compagno per pizza e ragù: insostituibile. La papaccella è il peperone immancabile in ogni insalata di rinforzo degna di questo nome o ripiena di tonno come si può gustare appieno soltanto a casa propria o in alcune buone trattorie classiche napoletane.

Imperdibili quelle ripiene di La Paranza in pieno quartiere Porto.

Valeria Vanacore

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