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Glamour patinato, sempre più raro. Quelle veline variopinte sono il primo esempio di packaging industriale.

In principio era il limone. Cioè il primo ad essere vestito è stato l'oro giallo di Sicilia. Solo in seguito, le arance.

Le prime veline, risalgono agli inizi dell'800. Semplici, bianche o color pastello, in carta oleata. Servivano, per lo più a proteggere i frutti. Ad essere già allora decoratissimi erano i carretti che trasportavano al porto arance e limoni. Da lì il contagio, iconico naturalmente.

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Alla fine dell'800 compaiono per le arance i primi abiti da sera, che trasformano le cenerentole del mercato in bellissime principesse. Grafie possenti, abbelliscono i fazzoletti di carta seta, detti anche scacchetti. I disegni sono sempre ovali e posti al centro del fazzoletto in modo che, anche accartocciato, il logo rimanga visibile.

Vengono commissionati ad anonimi disegnatori. A volte anche agli stessi coltivatori. I temi sono estremamente vitali: fiori, frutta , belle donne, bambini, animali. Più o meno quello che ancor oggi attira lo sguardo dei target pubblicitari. Ma le più preziose vignette per la frutta, riproducono addirittura fatti di cronaca.

Oltre le veline, mille accessori corredano gli outfit degli agrumi. Le grinze, ovvero le balze di carta colorata per bordare le cassette. I cromi, le locandine poste all'interno delle casse, usate come poster nelle sale d'asta. E per finire, come in ogni look prezioso, i merletti addobbi per gli angoli dei contenitori in legno. Le arance come un gadget da regalo.

Cosa spingeva i produttori a fare questo sforzo economico per griffare la frutta? Il mercato.

L'emigrazione dal sud Italia verso l' America, porta grosso scompiglio. Gli immigrati, giunti oltreoceano, a cercar fortuna, vogliono continuare a mangiare i frutti della loro terra. L'età dell'oro delle veline degli agrumi è tra il 1920 e il 1930. E' in quegli anni che gli americani si fanno furbi e cominciano a produrre, da soli, il loro oro rosso. I produttori italiani, di contro allargano le esportazioni all'Europa, mentre avanza la concorrenza di Spagna e Portogallo. Il marketing si fa più aggressivo e le veline cominciano a differenziare i loro disegni a seconda del paese di esportazione.

Dopo il boom, il declino. In alcuni paesi come la Francia, le massaie cominciano a guardare con sospetto gli abitini della frutta: vogliono toccare con mano quello che comprano. In Italia l'uso della carta seta, resisterà ancora qualche anno. La bellezza dei colori attira davvero le casalinghe, ma soprattutto nel nord Italia, proteggere la frutta, diventa sinonimo di pulizia, in un settentrione insofferente ai meridionali, che affollano le sue città.

Poi arrivano bollini adesivi. Ed oggi solo una piccola parte degli agrumi ha il suo abitino di seta.

Dal 2013 l'UE ha approvato l'uso del tatuaggio laser, che consentirà la tracciabilità in maniera più asettica.

Testimoni di tradizioni che non esistono più, i pochi scacchetti rimsasti, ci parlano di mestieri dimenticati, come la figura dell'incartatrice e del traforatore di stampini per incarti.

Noi le buttiamo, quelle veline, senza sapere che sono oggetti di culto scambiati in tutto il mondo, da accaniti collezionisti come Romana Gardani. E c'è persino un museo che racconta la storia degli incarti glam: l' OpiumMuseum di Salzgitter in Germania.

                                                                                                 Alessandra Cammarano

             [Si ringraziano Bidonville e la Fiera del Baratto e dell'Usato per i preziosi suggerimenti]

                                                                                                                       

                                                                                               

 

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