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Essere e benessere
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La tradizione narra che il suo succo sia il sangue del dio Dionisio e proprio in suo onore la dea dell’amore Afrodite lo piantò sulla terra. Nel corso della storia sono tante le leggende ed i miti costruiti intorno al Punica Granatum: la stessa simbologia cristiana e cattolica ha dato vita ad opere raffiguranti Gesù Bambino con in mano proprio una melagrana, allegoria della nuova vita donata da Cristo e dalla Chiesa che accoglieva a sé i suoi fedeli. Antichi egizi, babilonesi, tradizione indiana, tradizione ebraica e persino nella Bibbia troviamo la melagrana quale metafora della fecondità della Terra Promessa: insomma non c’è cultura  che non abbia attribuito a questo frutto una fitta rete di significati che trovano una loro collocazione ancora ai giorni nostri. In alcune culture dell’Est, ad esempio, il novello sposo trasferisce una pianta di melograno dal giardino del suocero al suo come augurio di prole numerosa.

Ma come utilizzare la melagrana in cucina? Potete aggiungere i suoi chicchi in un’insalata di verza bianca e ravanelli; oppure aggiungete il suo succo per insaporire le carni; mettetela nei muffin oppure preparate un’insalata di farro e conditela con chicchi di melagrana, uvetta, julienne di carciofi e scorzette di arancia. Cos’altro? Mangiate la melagrana così, sic et simpliciter. Farete una scorta di acido ellagico che contrasta i mutamenti del DNA e quindi previene l’invecchiamento; di acido gallico che è un potente antiossidante; di fitosteroli che diminuiscono l’assorbimento del colesterolo; di luteolina che ha effetti antitumorali; di vitamine e di sali minerali. Ma attenzione: al momento dell’acquisto assicuratevi che non sia acerbo perché è un frutto che matura solo ed esclusivamente sulla sua pianta.

Annarita Costagliola

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