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In vino veritas
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Di Antonia Fiorenzano

 Scegliere un’etichetta di vino piuttosto che un’altra, alla fine, è sempre legata a una sensazione. Qualche volta anche decidere di produrlo creando dal nulla un’azienda vitivinicola può dipendere da emozioni che partono da suggestioni lontane, legate alla storia della nostra civiltà. Fa nascere questo pensiero la storia di Ômina Romana, l’azienda vinicola di Velletri fondata dalla famiglia tedesca Börner.

Tutto inizia nel 2004, quando l’imprenditore Anton Börner, studioso di archeologia e appassionato di vini arriva nella zona laziale. Per caso, approfondendo le sue ricerche archeologiche, risale che in questa zona gli etruschi furono tra i primi a coltivare uva e olio: << Gli etruschi appresero che in Campania, i greci, avevano vigne e piantagioni di ulivo. Gli etruschi vollero fare lo stesso, ottenendo buoni risultati. Ma da dopo la guerra è stato impossibile produrre di nuovo in questo punto del Lazio. Ho deciso di rifarlo. Nel 2006 attraverso dei test e delle sperimentazioni abbiamo scoperto che ancora oggi è ancora possibile produrre del buon vino. Ho comprato 80 ettari a La Parata Favignano e, dopo quasi 14 anni, eccoci qui. Abbiamo investito in un posto dimenticato negli ultimi decenni ma che possiede un terroir di origine vulcanica che può produrre del vino di qualità a livello europeo >> racconta Anton Börner che con la sua passione contagia Palazzo Petrucci durante la presentazione napoletana della cantina.

Palazzo Petrucci è tra quei templi della ristorazione che subito hanno deciso di far conoscere Ômina Romana ai napoletani, una giovane realtà vinicola che nasce da un’operazione filologica. Un’impresa pionieristica che ha il sapore di altri tempi e che fa riflettere su come qualche volta gli stranieri siano più attenti di noi e pronti a scommettere sulle risorse delle regioni italiane. Fatto sta che un uomo venuto da Monaco, con lungimiranza e spirito di avventura, investe su un territorio, offuscato, il più delle volte, dal Piemonte e la Toscana.

Un unico apprezzamento di terra di 80 ettari nel comune di Velletri su terreni di stratificazioni di diversa origine: sabbiosa e argillosa, che hanno consentito di coltivare in un unico luogo vitigni differenti sia bianchi che rossi senza utilizzare per la produzione concimi e altri processi chimici.

Un grande progetto sul vino di Roma, destinato al mondo come ama dire Anton Börner che coinvolge tutta la sua famiglia e che vede a capo di ÔMINA ROMANA Katharina Börner, che gestisce a tempo pieno l’azienda vitivinicola appoggiata da Paula Pacheco, agronoma e responsabile della gestione tecnica dell’azienda. La cantina è invece affidata al giovane enologo Simone Sarnà affiancato dal noto consulente enologo Claudio Gori, ma ÔMINA ROMANA fin da subito ha avuto il prezioso supporto delle università. Per fondare ÔMINA ROMANA i Börner si sono da subito avvalsi della consulenza di centri di ricerca, come la Facoltà di Agraria ed Enologia di Firenze che ha contribuito soprattutto nella fase iniziale, alla scelta delle tecnologie da impiegare e per la selezione dei vitigni da impiantare, utilizzando per il 60% varietà rosse tra cui: Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Cesanese, e il restante 40% di uve bianche quali Chardonnay, Viognier e Bellone.

Lo sguardo di ÔMINA ROMANA va verso la Francia, cosa che si riscontra al primo assaggio di uno Chardonnay o di un Merlot in cui emergono l’eleganza e la pulizia tipica delle buone bottiglie d’Oltralpe, persistenti nelle loro caratteristiche in cui il terroir si sente in tutta la sua potenza. Un’ispirazione con un risultato che coincide con la mission di ÔMINA ROMANA, ossia fare vini di grande qualità a livello europeo in quella parte del Lazio che in enologia è associata a un vino più genuino e che forse anche per questo rende ÔMINA una vera ‘outsider enoica’.

Un rinascimento della storia del vino proiettata al futuro dove conoscenza e cultura sono imprescindibili. Un buon presagio come lo stesso nome reclama (in latino Omens significa appunto presagio) in cui entra in gioco anche la divulgazione mirata ai giovani che studiano enologia e agraria coinvolgendoli a delle masterclass che prossimamente saranno organizzate per un vero e proprio programma di formazione rivolto anche ai contadini. Ma tanti sono i progetti in cui anche l’arte sarà chiamata in causa per incontrare le vie del vino facendolo con la musica.

Anton Börner e famiglia hanno creato una realtà che conserva un’indole romantica nel significato pieno del termine. Ciò si riconosce nei vini quando si gustano nel calice, scatenando empatia ed emozioni.

Se parliamo di emozioni sicuramente l’arte della cucina aiuta a tirar fuori l’indole poetica dei vini di ÔMINA ROMANA. A entrare in campo è la cucina dello stellato Lino Scarallo, chef executive di Palazzo Petrucci, che per presentare a Napoli l’universo di ÔMINA ha creato un menù per la degustazione.

Ad aprire le danze è un ‘must’, la Lasagnetta di mozzarella di bufala e crudo di gamberi su salsa di fiori di zucca abbinata a Ômina Romana Ars Magna Chardonnay 2016. E’ 100 % Chardonnay con uva raccolta a mano in barrique francese della Borgogna.

Arriva ‘le chef d’ouvre’ della degustazione, l’Ômina Romana Cesanese 2015 in abbinamento al Manzo, stracciata di bufala, limone salato, guazzetto di pomodoro verde e maionese alle acciughe. Un Cesanese autoctono della zona che esplode in bocca.

      

Perché si è fatto riferimento alla poesia parlando dei vini di questa azienda? Bè, perché se la Minestra di pasta e patate con tentacoli di seppie, ricci di mare crudi e polvere di caffè si degusta un Ars Magna Merlot del 2015 non può esserci similitudine più adatta, pensando che la poesia del gusto si sta realizzando in quel istante.

Si continua con l’Agnello, indivia arrostita e lampone abbinato all’ Ars Magna Cabernet Franc del 2015 e con il Pecorino di Carmasciano unito al Ômina Romana Ars Magna Ceres 2015 composto da 50 % Sauvignon e 50 % Cabernet. Entrambi i piatti e i calici con gli ultimi due dei cinque vini degustati si susseguono mentre si ascoltano le idee bilanciate all’entusiasmo che inducono i Börner ad andare avanti con un progetto che racchiude il senso più nobile dell’ambizione e più si ha voglia di saltare in auto e vedere con i propri occhi l’universo di Ômina Romana.

I wine tasting hanno lo scopo di dare luce alle etichette, cercando di raccontare l’anima che c’è in un vino e di tutto quel mondo che c’è dietro e, a volte, è inafferrabile la ragione per la quale se ne preferisce uno piuttosto che un altro, ma per la cantina tedesco-laziale è incredibilmente facile capire come mai si resta conquistati. Per prendere in prestito le parole della giornalista e sommelier Monica Piscitelli, i vini di Ômina Romana hanno un’anima gentile. Non esiste affermazione più giusta per descrivere la loro essenza.

https://www.facebook.com/ominaromana/

 

 

 

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