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In vino veritas
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 Di Antonia Fiorenzano e Azzurra Sorrentino

Uno storytelling in giro per l'Italia per far conoscere la storia del Montepulciano, vino nobile, che si presenta con un'etichetta a edizione limitata. Un viaggio che dopo varie città, arriva a Napoli e come location sceglie la cucina raffinata e gustosa degli chef de L'Ebbrezza di Teonilla che hanno scelto di lasciarsi ispirare dai sapori della tradizione  partenopea, in cui i prodotti di stagione giocano la loro parte, per proporre  piatti che esaltano le annate, nello specifico dal 2018 al 2021, del Vino Nobile di Montepulciano. 

Il Montepulciano è un vino di decisa caratura riuscendo a creare l'unione perfetta con la cucina campana. Del resto, la Toscana e la Campania sono accomunate da un'importante storia enoica. Dopo i due anni di pandemia dove il settore food&beverage ha subito gravi scosse, rincontrare le persone per raccontare il Montepulciano facendo scoprire cratteristiche poco note è stato un passaggio necessario. Ecco che si è intrapreso questo viaggio in Italia per mettere in luce anche un percorso, per certi aspetti, rivoluzionario e incisivo del Vino Nobile, dove Napoli è una tappa emblematica in cui i punti di contatto enolgici e cluinari sono evidenti creando un armonico dialogo che coinvolge appassionati di vino, addetti ai lavori e neofiti foodies, incuriositi dall'universo del Vino Nobile di Montepuciano abbinato, per l'occasione, alla cucina napoletana.

Il Vino Nobile di Montepulciano

Sono numerose le particolarità che fanno del Vino Nobile un prodotto identitario, di carattere e soprattutto fortemente legato al suo territorio di origine. Il disciplinare di produzione (il primo risale al 1966, mentre l’ultima modifica è del 2010), racchiude tutte le peculiarità e le caratteristiche distintive di questo prodotto. A partire dal forte legame con una zona di produzione molto circoscritta che comprende il solo territorio comunale di Montepulciano, città rinascimentale della Toscana, in provincia di Siena, escludendo la zona di pianura della Valdichiana. Sono infatti solo le vigne situate ad una altitudine compresa tra i 250 e i 600 metri sul livello del mare che possono concorrere alla produzione della Docg. Non è un caso che per questo si parli di un vino di territorio, terroir lo chiamerebbero i francesi, che a Montepulciano si ritrova in alcune aree particolarmente vocate e appositamente mappate. Sono le stesse che in gergo vengono definite “micro zone”, ovvero dei piccoli fazzoletti di terreno dove oggi si concentra la maggior parte del “Vigneto Nobile”, l’altra vera particolarità di questo vino.

I vitigni previsti dal disciplinare sono per lo più quelli storici, autoctoni per chiamarli col giusto termine, ed è per questo che prevale il Sangiovese (che a Montepulciano prende il nome di Prugnolo Gentile) che deve essere presente per almeno il 70 per cento. Possono poi concorrere all’uvaggio del Nobile, fino ad un massimo del 30 per cento, altri vitigni a bacca rossa, cosiddetti complementari, idonei alla coltivazione nella Regione Toscana.

Tra questi sono frequenti il Colorino, il Mammolo, il Canaiolo, ma anche alcuni vitigni internazionali come il Merlot o il Cabernet Sauvignon. Una volta terminato il lavoro nel vigneto il disciplinare regola quello di cantina, quindi non solo la lavorazione, ma soprattutto l’affinamento, momento nel quale il Nobile acquisisce da un lato le sue caratteristiche organolettiche principali, le stesse che poi fanno sì che la qualità di questo vino sia universalmente riconoscibile, dall’altro la personalizzazione dei singoli produttori. Le operazioni di vinificazione e di invecchiamento devono essere effettuate in cantine situate nel territorio di Montepulciano e l’invecchiamento deve durare almeno due anni, conteggiati a partire dal primo gennaio successivo alla vendemmia. Entro questo periodo il produttore può decidere se far maturare il Nobile per 24 mesi in legno, oppure 18 mesi in legno e i restanti in altri recipienti, oppure almeno 12 in legno, sei in altri recipienti e sei in bottiglia. Del Vino Nobile esiste da disciplinare anche la tipologia “Riserva”, che come dice il nome stesso presenta un invecchiamento più lungo rispetto alla sua base. In questo caso sono almeno tre gli anni di affinamento in legno e almeno sei mesi in bottiglia.

Vino Nobile di Montepulciano “Pieve

Sono oltre 40 le aziende di Vino Nobile di Montepulciano che con la vendemmia 2021 hanno selezionato una partita di Vino Nobile di Montepulciano atto a divenire “Pieve”. Circa 500 mila le bottiglie previste in uscita per la prima annata disponibile (la 2024), pari al 10% circa della produzione di Vino Nobile di Montepulciano. Rispetto allo scorso anno, data di presentazione del disciplinare, dopo la delibera positiva da parte della Regione Toscana (primo step dell’iter), ora il Consorzio aspetta l’ok definitivo dalla Comitato Vini del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

L’idea di far nascere il Vino Nobile di Montepulciano menzione “Pieve” (attualmente il disciplinare prevede Vino Nobile di Montepulciano e Vino Nobile di Montepulciano Riserva), nasce da un percorso metodologico che ha visto il consenso e la partecipazione di tutte le aziende produttrici. Un percorso di studio all’interno della denominazione stessa, che grazie a momenti di incontro, confronto e di analisi collettiva, ha portato alla nascita di una “visione” univoca di Vino Nobile di Montepulciano. Una visione supportata dalla ricerca anche degli esperti. Da una parte abbiamo dato vita ad una ricerca dal punto di vista geologico e pedologico, tema che il Consorzio ha a cuore dagli anni ’90, (siamo stati tra i primi in Italia a “zonare” il territorio di produzione e successivamente a riportarlo in una mappa realizzata da Enogea); dall’altra l’approfondimento è stato fatto anche nelle biblioteche e archivi storici, fino ad arrivare al Catasto Leopoldino del 1800.

 Un vino che avrà come caratteristiche il territorio (appunto con le sottozone), l’uvaggio che sarà legato al Sangiovese e ai soli vitigni autoctoni complementari ammessi dal disciplinare con uve esclusivamente prodotte dall’azienda imbottigliatrice. L’altra novità è che verrà istituita una commissione interna al Consorzio composta da enologi e tecnici la quale avrà il compito di valutare, prima dei passaggi previsti dalla normativa, che le caratteristiche corrispondano al disciplinare stesso.

Sotto il segno della Sostenibilità

E’ ora ufficiale: il Vino Nobile di Montepulciano è la prima denominazione italiana ad aver ricevuto il marchio di certificazione di sostenibilità secondo lo standard Equalitas. La notizia è stata annunciata nella sede di Federdoc, tra i partner del percorso, in occasione della presentazione del traguardo che ha riguardato la denominazione toscana come la prima in Italia in questo senso. Sostenibilità: un percorso che parte da lontano a Montepulciano. La visione di sostenibilità a Montepulciano nasce in tempi non sospetti. Negli anni 1985/1990, grazie alla sensibilità del Consorzio ed al sostegno del Comune di Montepulciano, fu creata una rete di stazioni meteorologiche installate su tutto l’areale di produzione per la rilevazione dei dati meteo. In base alle condizioni riscontrate, a cadenza settimanale gli esperti agronomi emanavano il “messaggio verde”. Di fatto uno strumento operativo a favore delle aziende che permetteva di razionalizzare gli interventi di difesa fitosanitaria con la conseguente limitazione dell’utilizzo di presidi chimici.

«L’obiettivo che ci siamo posti fin dall’inizio del percorso - dichiara Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano – lo abbiamo ritenuto da subito strategico poiché per raggiungerlo abbiamo favorito “un cambiamento culturale” nelle nostre imprese con l’obiettivo di modificare progressivamente il profilo
produttivo e organizzativo con metodi e tecniche di produzione più rispettosi dell’ambiente e del paesaggio, ma soprattutto nella direzione di garantire un elevato standard di valori etici, sociali ed economici, che rafforzeranno la coesione tra le nostre imprese e tra queste e il territorio guardando quindi a una dimensione ambientale, economica e etico-sociale dove il rispetto dei valori e dei diritti collettivi gioca un ruolo centrale in questo processo».

<<Il viaggio verso un Italia del vino sempre più sostenibile prosegue spedito e, soprattutto, rappresenta ormai di fatto un valore etico ed economico fondamentale nel posizionamento delle nostre etichette sui mercati mondiali» spiega 

 

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