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In vino veritas
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La costanza produttiva dei sigari più prodotti, i famosi N°4 e N°5, non è mai stata delle migliori, anche se questi due sono stati compagni di molte fumate e iniziazioni al mondo del cubano.

Negli ultimi anni la marca ha cominciato a sfornare linee alternative, come la monotona e fiacca Montecristo Open e  nuove vitolas in linea con l’amore crescente dei fumatori per i grossi diametri, come la Edmundo e la Petit Edmundo.

Lo scorso anno è stato presentato ed è disponibile da novembre nelle migliori tabaccherie il Double Edmundo, un Dobles (50x155), imponente sigaro in scatola da venticinque.

L’abbiamo assaggiato in questi giorni alla ricerca di una buona ragione per spendere quindici euro per un cannone di tabacco. Meglio essere diretti da subito: non l’abbiamo trovata, ma forse vale la pena attendere e sperare nell’evoluzione che visto il formato impegnativo necessiterà qualche anno per aver luogo.

La scatola datata luglio 2013 promette già dall’apertura una buona dose di giovanile insipienza, in realtà mitigata da una ligada che si è mostrata ben costruita nel bilanciare forza e sapori.

Le differenze all’interno della scatola mostrano la solita leggerezza cubana, la bonaria superficialità made in Havana. Un panel di otto assaggiatori, otto sigari differenti per tiraggio, colore e apertura della paletta aromatica. Differenze minime, intendiamoci, nulla di diverso da ciò che Cuba ci ha regalato negli anni.

Buona combustione, buon tiraggio, ma il sigaro non si eleva, non scatta, resta seduto tra terra, cuoio e legno che si alternano al palato con la fava verde di cacao. L’evoluzione nel corso della fumata è minima.

E’ un sigaro che si farà, sperando che scelga la giusta strada e una buona compagnia di umidità e temperatura.

Da comprare e lasciar dormire qualche anno in umidificatore.

L.O.

 

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