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In vino veritas
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Balneolis fu luogo di villeggiatura per la piccola borghesia partenopea, prima di trasformarsi in quartiere industriale da fabbrica pesante. Sull’isola di Polifemo (Nisida è un’isola, anche se non sembra) hanno costruito un lazzareto, poi trasformato in carcere minorile. Alle falde di Posillipo hanno invece edificato un’area industriale, trasformata in deserto.

Bagnoli è sempre là, adagiata sotto l’occhio vigile del Parco Virgiliano e del Castello Aragonese.

I bagni termali non ci sono più, così come gli operai attivi: il quartiere ha cambiato volto.

Poi c’è Vineapolis, l’enoteca. Vineapolis c’è da cento anni, quando ancora non si chiamava così, quando la strada davanti era l’unica arteria polverosa attraversata dalle carrozze. Dall’altro lato si stendevano i coltivi, le vigne, i campi da cui provenivano parte dei prodotti smerciati nella rivendita Vini e oli.  

Questa piccola bottega di benessere in viale Campi Flegrei ha cambiato volto negli anni, trasformandosi sotto l’esperta mano di Salvatore e Stella in un antro del buon vino e dell’arte di strada, dalla musica al teatro alla libera interpretazione di ogni estro creativo.

L’aria è quella famigliare del bar di tutta la vita (stile Roxy Bar, per intenderci), quello dove vai quando vuoi stare bene, luogo d’incontro pacifico dove si annullano diversità culturali e ceti sociali.

vineapolis bagnoli napoliIl ritmo di legno e bottiglie si mescola con la musica dell’antro inferiore, una grotta di suoni arredata con gusto come una jazz house praghese. La selezione di vini spazia da nord a sud, tra nomi noti (pochi, per fortuna) e produzioni felicemente strappate all’anonimato, capaci di sorprendere il bevitore di tutti giorni quanto l’esperto sommelier. Qualche birra artigianale non manca mai, oltre a un’invitante selezione di whiskey, rum e grappe capace di soddisfare qualunque palato, dagli amanti del buon vecchio Jack ai palati maturi alla ricerca dell’amato Single Malt torbato delle isole scozzesi.

Il quartiere dei fratelli Bennato, negli anni di piombo tra molotov e manifestazioni, era ricco in vinerie e cinema: c’erano ben cinque cinematografi e un numero di vinerie imprecisato, dove anziani avventori passavano le giornate al banco tracannando i Lettere e Gragnano dell’epoca nel tipico bicchiere da osteria. Si sgranocchiavano nocelle e taralli, s’ingannava il tempo e si portava a casa una bottiglia di sfuso per accompagnare la sera.

Oggi è tutto cambiato, si va in enoteca per stare bene e degustare buon vino, ma Vineapolis non dimentica completamente le origini. Il vino sfuso c’è ancora: Salvatore lo sceglie con cura e il risultato si sente nel bicchiere. La stessa cura ricevono le bruschettine, i formaggi, i salumi e tutti i prodotti che accompagnano l’aperitivo.

Ciò che distingue veramente un’enoteca dal locale nel quale passi volentieri ogni serata è la musica, il ritmo, il sound e Vineapolis ha tutto quel che serve. Nel fine settimana non manca mai la musica live, ritmi intraprendenti scelti tra le vineapolis napoli bagnolitradizionali tammurriate, il bossanova, il jazz, i suoni innovativi di una città che pullula di artisti. Gli stessi artisti, chi della vita chi della musica chi del suo perché, che affollano Vineapolis e la strada davanti, dando spesso vita a momenti d’improvvisazione scenica di rara bellezza. Così salta fuori una chitarra, s’improvvisa una danza o si può semplicemente osservare inebriandosi.

Se passate dalle parti di Bagnoli tra il martedì e la domenica, fatevi un regalo: fate un salto da Vineapolis e ripulitevi dal brusio metropolitano.

 

Luigi Orlando 

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