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In vino veritas
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Dietro questo sfavillio iridescente di grandeur si celano alcuni tra gli scandali di contraffazione più noti nel panorama nazionale: l’ultimo è il sequestro da parte della GDF di 220000 bottiglie, tra falso Brunello e Rosso di Montalcino per un totale di oltre 165000 litri. I più esperti ricorderanno lo scandalo che coinvolse questo vino nel 2008 con strascichi odierni: quarantadue aziende aggirando il disciplinare di produzione, da molti ritenuto troppo vincolante (con la quota del cento per cento di Sangiovese Grosso detto Brunello a Montalcino), aggiunsero vino ottenuto da altre varietà d’uva (gli internazionali Cabernet, Merlot e Shyraz) per ammorbidire il prodotto e renderlo compiacente ai gusti extra europei.

Stavolta il rischio sventato sarebbe stato addirittura maggiore: sull’etichetta c’erano i segni inequivocabili della Denominazione d’Origine più nota del Made in Italy vinicolo, nelle bottiglie un mix di vini rossi non meglio identificati. L’azione congiunta del Consorzio, pronto nel segnalare alcune anomalie, e della GDF hanno evitato ulteriori danni all’immagine di un paese sgretolato come un vecchio muro dall’intonaco marcio.

etichetta brunello di montalcinoDietro la trama ben ordita si nasconde il nome e il volto di un ex impiegato del Consorzio, successivamente consulente aziendale per molte realtà vinicole della zona. L’uomo, erroneamente definito enologo dalla stampa nazionale, grazie alle conoscenze acquisite durante la precedente esperienza di lavoro, ha trafugato e riprodotto i simboli della Denominazione d’Origine, costruendo un potenziale business da milioni di euro. Gli è andata male.

Un raggiro banale, privo della minima inventiva criminale, un piano ordito senza accortezza. Se il primo scandalo poneva problemi di etica produttiva e revisione dei disciplinari in virtù del mutato contesto economico (con il pro di maggiore competitività sul mercato e il contro della corruzione del disciplinare, in nome del dio denaro), il secondo mette in dubbio l’onestà di alcuni produttori e il rispetto del patto con il cliente. Questioni di correttezza, che rendono  il potenziale consumatore dubbioso e incrementano l’interesse degli studiosi di comunicazione. Avere garanzie sui prodotti che acquistiamo è un diritto imprescindibile che le normative tutelano, garanti di rispetto della salute e gusto dei consumatori. Lo scopo dei consorzi di tutela è proprio questo. Ad altri organi istituzionali spetta l’eventuale modifica delle regole di produzione a seguito di studi economici. Ecco perché i due scandali e le due truffe non sono uguali e non possono essere valutate con il medesimo metro.

biondi santi 1888Brunello di Montalcino è una bottiglia simbolo: la Biondi Santi della storica annata 1888 di cui restano solo due esemplari in commercio dal modico valore di trentamila euro. Pochi altri vini italiani etichettati e ancora in produzione possono vantare record simili e tale longevità. Più che un prodotto, un simbolo dell’Appennino Tosco e delle sue eccellenze. Non bastano le truffe a minare il suo fascino senza tempo avvolto di eleganza ed esclusività, ma certamente ne intaccano la nobile immagine Il successo dell’ultima operazione contro la frode alimentare, non deve distogliere l’attenzione e veglia costante delle associazioni e istituzioni incaricate della nostra sicurezza alimentare.

Un vino desiderato come le pozioni del druido Panoramix che tutti vogliono e cercano di copiare. Rimane un'eccellenza della vitivinicultura italiana da sostenere con un acquisto intelligente. A breve un articolo nel quale riveleremo i nostri consigli d'acquisto sul Brunello di Montalcino. Stay tuned!

L.O.

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