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Pane per i Bastardi di Pizzofalcone  è il nuovo noir firmato dall’autore Maurizio de Giovanni, che potrebbe alimentare la trama narrativa della omonima fiction di successo andata in onda su Rai Uno . Alessandro Gassmann, interprete dell’ispettore Giuseppe Lojacono, ha dichiarato: << Credo che l’elemento più importante, la novità dei romanzi e dell’interpretazione cinematografica di Carlo Carlei regista di  ‘I Bastastardi di Pizzofalcone’ sia la capacità di raccontare più che la vita di un ispettore quella di un commissariato, di un gruppo di lavoro. Probabilmente ci sarà una seconda stagione,  Maurizio de Giovanni è un vulcano e scrive tantissimo, ma vedremo cosa deciderà il pubblico >>.

 La serie Tv I Bastardi di Pizzofalcone racconta la storia di un commissariato decimato e ricostituito con gli scarti di altri uffici. Lo scenario di una bellissima Napoli, complessa e affascinante, completano l’opera.

Carlo Carlei, regista de “ I Bastardi di Pizzofalcone”, non era mai stato a Napoli subito affascinato subito dalla città, ha preso il grandangolo ed è impazzito.

L’ultima puntata della serie TV è stata accolta con grande entusiasmo dal pubblico, raggiungendo un enorme risultato con 7 milioni di telespettatori. Numeri da record che fanno intuire come quella del giallo letterario sia la nuova strada da percorrere  per l’ispirazione dei registi autori di Serie Tv: già è in cantiere la seconda serie dei Bastardi.

La storia di  Pane per i Bastardi di Pizzofalcone ruota intorno alla scomparsa del panettiere Pasqualino Granato, e segue il file rouge del contrasto tra innovazione e modernità. Il nuovo noir di de Giovanni  pone costantemente ai lettori una domanda: quanto la novità è miglioramento? Preparare e infornare il pane è un antico mestiere, e la panetteria, il forno, sono nel noir in costante dialogo con le condizioni culturali ed economiche della nuova società di consumo.

 << Il pane è la vita, e la mentalità di Pasqualino passa dal pane alla vita>> spiega de Giovanni. L’ingrediente originario del lievito madre racconta le antiche tradizioni dei panettieri napoletani: la costante lavorazione del lievito madre porta con sé l’ereditarietà della vita. C’è una liturgia, un’enorme struttura ideologica dietro questo ingrediente e Pasqualino Granato, sottolinea l’autore : << eredita il lievito madre e soltanto con questo ingrediente, ereditato a sua volta dal padre  si può fare quel pane, e questa è la scelta della scomodità intesa come filosofia di vita. Bisogna stare scomodi per vivere con uno sguardo che illumina il passo>>.

Il protagonista scomparso di Pane è legato fortemente  alla mentalità meridionale della meticolosità del lavoro. Un’ impresa che fa il pane col lievito di birra produce, e guadagna, tre volte di più  rispetto a chi fa il pane col lievito madre, che si conserva per più di quattro giorni. È un meccanismo antieconomico.

 << Si può parlare in questo caso di miglioramento o di peggioramento? Nella nostra corsa bestiale ai centri commerciali aperti 24 ore su 24 sarebbe impensabile acquistare un pezzo di pane ogni cinque giorni>> racconta de Giovanni

Ma Pasqualino Granato non vuole migliorare, segue semplicemente i dettami di un’antica azienda, prepara il pane come suo padre prima di lui, e come suo nonno : <<La tinta di fondo su cui dipingere il resto delle cose è la contrapposizione tra la tradizione e l’innovazione. Quanto pesa il nuovo che continuamente rincorriamo?>>

 

Elèna Lucariello

 

 

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