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Re Vittorio Emanuele III è un personaggio che la storia ricorderà in eterno, in special modo per la viltà e mancanza di carattere dimostrate più volte nel suo regno e confermate da una fuga tanto precipitosa quanto tempisticamente appropriata.

Meno noto è Monsù Aquilino Beneduce, chef della casa Reale e nobili famiglie tra Napoli e Roma, a cavallo del ‘900. Del resto l’immortalità universale, dice bene Kundera, è riservata ai protagonisti della storia e ai grandi artisti; per tutti gli altri restano briciole e qualche targa su strade, muri e palazzi.

Il mondo della gastronomia e dell’alta cucina è sempre un argomento di nicchia, anche se citare Brillat-Savarin o Carlo Cracco va oggi molto di moda. Non lo si studia nelle scuole e spesso si trascura che a tavola da sempre si tessono intrighi e accordi, patti e tradimenti.

Si fa la storia tra un bicchiere di vino avvelenato e uno schienale di capretto capace di annullare una minaccia di guerra, si scrivono pagine di cultura in uno studio apparecchiato a calici di Romané-Contì e taglieri di formaggio.

Lo chef era un personaggio chiave nell’economia del potere: immaginate la pessima figura e le potenziali conseguenze di un fallimento durante un ricevimento o banchetto. Quando un ospite d’onore restava insoddisfatto di un pranzo arrangiato o d’ingredienti mediocri la conseguenza per lo chef era terribile, spesso la morte.

gerard depardieuFritz Karl Vatel (personaggio celebrato un po' romanzescamente dal film Vatel del 2000 con Gerard Depardieu e Uma Thurman) maestro di casa del Principe di Condé si trafisse il cuore con una spada per aver disonorato se stesso e la casa in cui prestava servizio: ospite Re Luigi XIV non era stato in grado di procurare pescato fresco di qualità per la cucina del venerdì! Gesto inconcepibile per le “prime donne” della moderna Commedia del Gusto, ma mutatis mutandis, a ognuno le sue brachette o comodi tanga inguinali: nessuno più si ammazza per gli ideali in nessun settore.

Torniamo ad Aquilino Beneduce, lo chef che prepara nelle drammatiche ore appena successive all’armistizio l’ultima cena al Re in fuga verso l’Adriatico di salvezza attraverso l’Abruzzo, distrutto e martoriato terreno di tante battaglie e rappresaglie successive per mano tedesca.

Lo scenario è la dimora patrizia dei Duchi di Bovino a Crecchio, dove Vittorio Emanuele III sosta la notte del 9 settembre 1943.

Beneduce apparecchia una cena degna della comitiva, raccontata nel libro con le ricette arricchite da attente osservazioni del curatore riguardo a reperibilità degli ingredienti e modalità di preparazione. Un regalo alla memoria questo salto temporale nel passato arricchito dalle foto dei piatti riprodotti oggi da alcuni chef abruzzesi.

Il menu, nel caso non aveste ancora organizzato la sceneggiata culinaria natalizia, era questo:

Consommé Sevigné

Truite saumonée à la diplomatique

Poitrine de dinde aux primeurs

Haricots verts au beurre

Mousse de jambon de York à la gelée

Salade Orientale

Selle de chèvre à la Maréchal Robert

Pailles japonaises

Gateau delicieux

 

Se volete le ricette ed espandere un poco la vostra cultura, comprate il libro, leggetelo e buon appetito!

 

L.O.

 

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