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Con Il Basilico a Natale, libro pubblicato da Giammarino Editore, parti dalla filosofia proustiana in cui gli odori e i sapori hanno un fil rouge con la memoria.

Il primo strumento di conoscenza è la bocca, attraverso il gusto il bambino impara.  Il cibo ha un ruolo fondamentale nella nostra vita, più di quanto pensiamo: caffè, aperitivi con gli amici, pranzi di lavoro, tavolate familiari. Ci relazioniamo con il cibo. Inoltre, ci appaga quando siamo tristi, nervosi, preoccupati. Tutte queste sensazioni nel tempo si imprimono nel cervello e vengono richiamate dalla memoria olfattiva, o gustando un sapore, che in una frazione di secondo ci riporta  indietro, ci fa rivivere le stesse sensazioni, riaffiorano ricordi ed emozioni esattamente come li abbiamo percepiti allora.  Per esempio per me un effetto sedativo lo hanno le fette biscottate ammollate nell’orzo. Quel gusto indescrivibile è il ricordo di mia madre accanto a me piccolina, ammalata di epatite, ed è una sensazione dolcissima di protezione.  

Secondo te, quale racconto potrebbe rappresentare meglio lo spirito di Basilico a Natale?

Bella domanda…Ognuno di loro ha i suoi perché! Ad esempio con Alba, ho vivido il ricordo del suono della pasta brioche che la nonna sbatteva sul tavolo per lavorarla.  La zuppa di latte, quella è proprio mia madre.  Se poi ci vogliamo riferire al titolo, ovviamente Basilico a Natale, l’ultimo racconto, che ne svela il significato. Amo le sfide, anche quelle impraticabili e folli come scrivere un libro di racconti autobiografici a 55 anni, adoro le contraddizioni, gli opposti, le cose impossibili, proprio come una pianta di basilico nel freddo di dicembre.

Il primo articolo della nostra rubrica Cibo e Cinema è stato dedicato al regista Ferzan Özpetek, il quale ha fatto della cucina e della convivialità cardini della sua filmografia e che si ritrovano nel tuo teatro e nella tua antologia.

La cucina e la convivialità sono  per me importantissime. Mi piace anche stare da sola, qualche volta, ma è fondamentale il calore della famiglia e l’affetto degli amici. Non potrei vivere senza. Nei racconti, ma anche nel teatro con Genovese, Ragù e Sartù, le commedie del Teatro in cucina, dove ogni ricetta rappresenta una storia, la cucina è il perno, gli ingredienti sono la metafora dei sentimenti, e, talvolta, di profondi cambiamenti.

La cucina è pura arte. Che valore ha per te?

La cucina è fantasia, creatività, è liberare l’inventiva, è divertimento, è sfogo. Io se sono nervosa mi chiudo in cucina, tra robot e cucchiarelle, impasto e spalmo, insomma mi metto un po’ a pasticciare  e  ritrovo il buon umore. Cucinare è una coccola, un gesto d’amore.

Quale ricetta di questo libro consiglieresti per il pranzo di Natale?

Non è Natale senza la minestra maritata, quindi, ecco la ricetta sulla vostra rubrica Ricette Gustose.

 Antonia Fiorenzano