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La rubrica Sapori di viaggio sonnecchia da qualche mese in attesa di nuove avventure intorno al globo, ma a portarci a spasso per l’orbe terraqueo ci pensa la letteratura di viaggio della tradizione inglese. L’impero coloniale della Gran Bretagna a cavallo del diciassettesimo secolo si estendeva attraverso gli oceani, accendendo le vivaci fantasie degli scrittori britannici. Tra le tante cronache e i romanzi itineranti, I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift si differenzia per l’ambientazione irreale, la polivalenza narrativa ed è certamente il più conosciuto e letto da adulti e bambini d’ogni epoca. E’ il suo stile fantasioso, la piacevolezza di lettura e lo stile di fiaba satirica moderna a rendere l’opera un best seller. La metafora filosofica della vita e del rapporto dell’uomo con la realtà percorrono con leggerezza il romanzo, stimolando i lettori più accorti.

Il successo secolare del racconto ha condotto a interpretazioni extra letterarie che hanno nutrito la sua fama, regalandoci capolavori dell’animazione come Gulliver’s Travels di Max e Dave Fleisher (1939) o il visionario film di Jack Sher The three worlds of Gulliver del 1960 con gli effetti visuali di Ray Harryhausen, ma anche la travagliata sinfonia Gulliver di Edgar Stillman Kelley.

I primi due viaggi conducono il marinaio nelle isole di Lilliput e Brobdingnag tra nani e giganti. Le difficoltà di Gulliver a tavola sono quantitative. A Lilliput la brobdingnag gullivercorte impegna migliaia di abitanti e un macchinario degno della loro avanzata ingegneria per nutrire l’ingombrante marinaio. La carne mista, con pezzi interi di animali vari grandi quanto un’aletta di quaglia, scompare in una poltiglia dagli irriconoscibili sapori nelle fauci affamate di Gulliver, insieme a ceste ricolme di pane. Barili di vino, per Gulliver più buono di quello di Borgogna, ristorano il viaggiatore assetato e impegnano il regno lillipuziano, accrescendo esponenzialmente le spese. Ogni giorno il cibo necessario al sostentamento di 1720 lillipuziani è destinato al visitatore inatteso, un quantitativo che espone il Regno al rischio di crisi e carestie.  Gulliver sarà costretto a lasciare l’isola per queste e altre accuse che lo espongono a severe pene. Swift aveva di sicuro in mente la natale Irlanda e la povertà alimentare del suo popolo, già satiricamente narrata nel pamphlet Una modesta proposta in cui l’autore illustra con dati credibili i benefici economici del cannibalismo infantile, quale soluzione alla malnutrizione del popolo.

I giganti di Brobdingnag si deliziano nell’osservare le minuscole posate del marinaio errante armeggiare intorno a piccoli pezzi di carne e pane che il fattore ritaglia dal proprio pasto per nutrire il minuto ospite. In questa modesta famiglia adottiva il sidro di mele sostituisce il vino. Il marinaio osserva disgustato le enormi mascelle dei suoi ospiti che divorano e triturano rumorosamente ossa e pezzi di carne, le lingue che impastano frenetiche cibo e saliva. A tavola con la Sovrana, a cui Gulliver sarà venduto successivamente, il viaggiatore si rifocilla di carni gustose e vini pregiati, ma costretto dal fato avverso Gulliver guadagna nuovamente il mare alla volta della sua terra natale.

Il terzo viaggio conduce il marinaio sulle coste della fluttuante isola di Laputa, popolata da filosofi e scienziati dediti a studi astrusi. A tavola con il re Gulliver si delizia con prelibate carni di montone, vacca, anatra e vitello, accompagnate da pudding e pane, il tutto tagliato perfettamente in distinte forme geometriche. Swift non poteva immaginare che la cucina d’autore dei secoli successivi avrebbe sviluppato un’estetica simile a quella descritta nel suo racconto. Profetico e quasi ispiratore se pensiamo alla perfetta geometricità di alcuni piatti di Massimo Bottura, come le capsule di tortellini in brodo o il cubo di lingua alla cenere, oppure alle composizioni di Moreno Cedroni, Davide Scabin e tanti altri noti chef del panorama nazionale.

La genialità di Swift non finisce qui. Nell’ultimo viaggio del romanzo Gulliver houynhnhms gulliverapproda sulle lande degli Houyhnhnms, un popolo di cavalli evoluti che si nutrono principalmente di fieno e zuppe di latte e avena. Nell’isola vivono anche i Yahoo una specie di uomini rozzi e sottosviluppati che gli Houyhnhnms utilizzano come animali da trasporto e lavoro. I Yahoo mangiano radici e carne marcia, s’inebriano con il succo di una radice, sono voraci, bestiali e se costretti dalla fame si dedicano senza problemi al cannibalismo . Gulliver dovrà modellare la propria dieta in base alle usanze dei suoi ospiti Houyhnhnms per non essere trattato come uno Yahoo e ridotto in schiavitù. Inizia così una dieta vegetariana costituita da pane azzimo di avena, latte caldo e burro, dapprima preoccupato poi sempre più convinto della validità di questa alimentazione. Il ritorno alle usanze inglesi è un’odissea alimentare che getta il viaggiatore nello sconforto e nella malinconia per la sua patria adottiva.

Un romanzo vivace, stimolante da accompagnare con una bottiglia di Quinta do Vesuvio Vintage 2001, un Porto sontuoso e fruttato che stimolerà il vostro animo viaggiatore.

L.O.

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