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È ancora caldo di stampa “Gli Aristopiatti. Storie e ricette della cucina aristocratica italiana”, il libro edito da Guido Tommasi nato da un’idea di Gianluca Biscalchin, food illustrator di grande talento, e dalla passione per la cucina ed il suo raccontare e raccontarsi di Lydia Capasso e Giovanna Esposito,  autrici legate dalla comune attività sul web magazine “Gastronomia Mediterranea”.

 

Il risultato? Non un semplice volume di ricette, ma un’armonia tra ingredienti basilari: cibo, storia, tradizione ed ironia, così come afferma la stessa Lydia Capasso: “Volevamo raccontare i piatti della cucina italiana che sono nati nelle corti e nelle cucine delle famiglie aristocratiche, o che dalle corti e dalle cucine aristocratiche sono transitati. Si fa un gran parlare di cucina povera e contadina, dimenticando che il nostro patrimonio culinario è fatto anche di piatti ricchi e sontuosi. E non volevamo farlo con un semplice libro di ricette, il nostro intento era soprattutto quello di raccontare aneddoti e storie, in chiave leggera ed ironica.
Così è nato questo ricettario con il gusto del racconto, come amiamo definirlo”.

Il volume raccoglie infatti 72 ricette, che percorrono lo Stivale partendo dal Piemonte dei Savoia, per incontrare poi la cucina tosco-francese, il Lazio del clero, giungendo fino a Napoli e alla Sicilia borbonica. Protagoniste le più importanti famiglie aristocratiche italiane, non solo attraverso la descrizione dei cibi espressione ed esaltazione di nobili casati, ma anche con il loro diretto racconto, così come esemplificato dalle interviste raccolte nel libro.

“I gusti nel tempo si evolvono e cambiano, ciò che era considerato raffinato ai tempi di Maria Carolina di Borbone o di Caterina dei Medici oggi può essere considerato eccessivo. Penso, ad esempio, alla grande quantità di zucchero usata un tempo sia in piatti dolci che salati, segno di ricchezza ed eleganza.
Io oggi trovo estremamente raffinato un ottimo piatto di spaghetti al pomodoro fatti a regola d'arte” aggiunge la Capasso.

Il cibo come qualcosa di vivo, quindi: non solo oggetto di cui scrivere, ma anche golosità da scoprire, assaporare, rivivere, per ricordare. E poi la condivisione. Quando abbiamo chiesto a Lydia quale fosse la ricetta del libro a cui teneva di più ci ha parlato degli agnolini e dei tortelli di zucca del capitolo su Mantova, appresi e fatti propri durante un piacevole fine settimana tra amiche trascorso intorno ad un tavolo di cucina.

E se dovesse associare un cibo ad un momento importante della vita? “Il sartù di riso – ci ha risposto -, perché è il piatto delle feste nella mia famiglia. E le feste scandiscono sempre momenti importanti”.
“Ho sempre rubato con gli occhi quando mia nonna o mia madre cucinavano – conclude raccontandoci da dov’è nata la sua passione per cibo e scrittura -. Poi, essendo una grande golosa, da ragazzina ho cominciato a preparare dolci e mi sono resa conto che non mi venivano tanto male. Siccome non si può vivere di soli dolci, ho deciso di provare anche a cucinare altro. La voglia di raccontare il cibo è arrivata solo dopo, con il mio blog ‘tzatziki a colazione’, nato nel 2008.”

Micole Imperiali

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