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<<  Mi piacerebbe che quello che ne è venuto fuori fosse un film popolare nel senso più bello del termine, un film che parla ai giovani e a quella parte di adolescenza che tutti noi adulti ci portiamo dentro. Un film sulla bellezza e sul terrore che ci fa la vita. Un film per il quale non si ha paura di ridere e di piangere. Un film sulle ‘prime volte'. Sicuramente l’avventura più grande, e per me più bella, che io abbia mai affrontato  >> .  Con questa descrizione Ivan Cotroneo inizia a raccontare il suo Un Bacio,  film sull’adolescenza, sulla ricerca della felicità. Ma anche sul bullismo e l’omofobia. Sui modelli e sugli schemi che ci impediscono, e che impediscono soprattutto ai ragazzi, di essere felici, di trovare la strada della loro singola, particolare, personale felicità. Tutto questo raccontato attraverso la storia di tre adolescenti, diventati amici forse proprio per essere considerati  gli “ sfigati del Liceo Newton”:  Lorenzo, gay dichiarato, Blu ragazza solitaria definita da tutti “troppo facile” e Antonio il quale convive ogni giorno con il lutto per la morte del fratello ed etichettato dai suoi compagni di scuola come l’idiota.

Tratto da un racconto omonimo scritto dallo stesso Cotroneo edito da Bompiani, Un Bacio evidenzia la sua versatilità non solo come sceneggiatore ma anche come regista, imponendosi sempre di più come tra gli autori più apprezzati  del nostro cinema.

Lui ci ha abituato a un linguaggio innovativo in cui la contemporaneità è sempre in prima linea sia nei dialoghi che nei dettagli nel caratterizzare i suoi personaggi, anche quelli più surreali. Basti pensare a quel gioiellino di Tutti pazzi per amore, l’originalissima fiction creata da lui che ha portato una ventata di freschezza nel panorama televisivo italiano, senza dimenticare le tre stagioni di Una grande famiglia in cui la tensione sui misteri della famiglia Rengoni ha tenuto incollati alla tv più di cinque milioni e mezzo d'italiani lasciandoli con un finale aperto.  Per poi approdare quest’anno con la romantica e divertente E’ Arrivata la Felicità. 

Tre fiction dirette dal regista Riccardo Milani, con cui Cotroneo aveva già collaborato scrivendo la sceneggiatura del film Piano Solo, c’è sempre la famiglia al centro da quella allargata e moderna come in Tutti pazzi per amore e di E’ Arrivata la Felicità a quella, appunto, più tradizionale e numerosa ma non meno variegata della famiglia di imprenditori di Una Grande Famiglia. La famiglia è un tema caro a Cotroneo, basti pensare al film che ha segnato il suo esordio alla regia come La kryptonite nella borsa o a Mine vaganti il film diretto da Ferzan Özpetek di cui Cotroneo firma la sceneggiatura, così come è un tema caro il cibo. Non è un caso che nella maggior parte delle sue sceneggiature, che siano film o fiction, siano presenti scene in cui la tavola e la buona cucina hanno un ruolo rilevantissimo, diventando dei leit motiv nelle singole storie dei suoi personaggi.

Ivan chi sono Lorenzo, Blu e Antonio?

Lorenzo, Blu e Antonio hanno molte cose in comune: hanno sedici anni, frequentano la stessa classe nello stesso liceo in una piccola città del nord est, hanno ciascuno una famiglia che li ama. E tutti e tre, anche se per motivi differenti, finiscono col venire isolati dagli altri coetanei. La loro nuova amicizia li aiuta a resistere.  Un film che, per le tematiche che tratta è rivolto a tutti, adulti e non, ma che parla soprattutto ai ragazzi. Ecco, se posso esprimere un desiderio, vorrei che Un bacio fosse un film soprattutto per loro, per i ragazzi. Ragazzi che mettono al primo posto l’amicizia. Che si sentono soli. Che hanno una terribile paura di essere diversi, e di venire giudicati. Di ritrovarsi un'etichetta addosso. Qualunque essa sia.

Con la sua co sceneggiatrice Monica Rametta che scelte ha fatto per adattare  il suo racconto per il grande schermo?

Un bacio è tratto da un racconto che ho scritto, ma mentre nel libro i protagonisti erano due ragazzi e un‘insegnante, qui i protagonisti sono tre adolescenti, e il mondo che si racconta è il loro. Gli adulti, che pure nella storia sono importanti, non vedono il mondo con gli stessi occhi di Blu, Lorenzo e Antonio. Tra l’altro la piccola città in cui vivono i tre personaggi, Udine, ha un’importanza fondamentale. Mescola vecchio e nuovo, un centro storico bellissimo, la periferia dei capannoni e una scuola superiore moderna, con un campo di basket e larghi corridoi sul modello dei licei americani. In questa città ci sono palazzine anni Settanta e poco lontano vecchi casali, e intorno c’è una strada provinciale su cui corrono i camion ma si va anche in bici. Qui mode, musica e social network dei ragazzi sono gli stessi che esistono in ogni parte del mondo occidentale, eppure si gira in bicicletta, e si va a fare il bagno al fiume. Qui la persona che crea una pagina su internet per insultarti è il figlio del macellaio da cui tua madre fa la spesa. Un mondo chiuso in pochi chilometri, ma in cui si usa WhatsApp per darsi gli appuntamenti, o per scrivere brevi frasi che non si ha il coraggio di dire a voce. Parole d’amore o insulti feroci.

Molto importanti sono anche le tre famiglie dalle quali provengono Blu, Antonio e Lorenzo. Tre contesti familiari molto diversi tra loro…

Sì! Sono tre famiglie, in diversa maniera, amorevoli. Che sfuggono alla facile equazione che vuole che dietro un adolescente problematico ci siano genitori disattenti o addirittura colpevoli. I sei genitori della storia, ciascuno a suo modo, provano a essere dei genitori bravi e capaci. I loro sbagli sono gli sbagli di tutti, le loro mancanze sono mancanze possibili, la loro incapacità di comprendere il pericoloso guado che attraversano i figli nella storia non è provocata dalla superficialità, ma a volte dalla sfuggevolezza dei ragazzi stessi. Sono genitori come tanti, che fanno quindi uno dei lavori più difficili del mondo, e che facendolo talvolta sbagliano. Per troppa fiducia, qualche volta per troppo amore, più spesso perché hanno dimenticato quanto a sedici anni si viva tutto in termini assoluti. Genitori naturalmente fragili, immersi, con qualche decennio di differenza, nella stessa pericolosa avventura della vita in cui sono immersi i loro figli.

La famiglia e la quotidianità in tutte le sue sfumature, è un file rouge nel suo lavoro. Quotidianità è anche il piacere del cibo. Se dovesse descrivere in una sceneggiatura la cucina come lo farebbe?

Lo farei da appassionato. Amo mangiare. Ho un rapporto continuativo e fedele con la cucina. Mi piace cucinare, soprattutto, per i miei amici. E, le dirò mi piace anche essere invitato.  Inoltre, in molti film che ho scritto da Io sono l’amore a Mine Vaganti, mi è capitato di ambientare le scene clou mentre i personaggi sono riuniti a tavola.  Oppure nel mio primo film da regista, La kryptonite nella borsa  nella famiglia  degli anni 70 si rievocavano gli odori del ragù e i dei dolci che mangiavo durante la mia infanzia napoletana. Senza contare che In Tutti pazzi per amore il personaggio di Michele, interpretato da Neri Marcoré, seduceva le donne a colpi di cucina, considerata da lui una religione da idolatrare tanto da spingerlo anche ad aprire un ristorante chiamato “A gusto mio”, tempio della sua storia d’amicizia, d’odio e d’amore con la mangiona Monica, interpretata da Carlotta Natoli.

Quale piatto la rappresenta di più?

Da buon napoletano tutti i primi piatti di pesce, su tutti gli spaghetti alle vongole che sembrano semplici ma in realtà sono difficili da preparare. E’ il mio piatto preferito sia da cucinare che da mangiare.

 

Per vedere il Backstage di Un Bacio clicca qui

 

A. F.

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