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Sold out al Piccolo Teatro di Milano per 9 volte consecutive; Una interpretazione magistrale portata fino alla ville Lumière, a Parigi, dove la stampa non ha potuto far altro che spendere lusinghe e complimenti. E’ questa la pièce che Toni Servillo porta al Teatro Bellini di Napoli dal 24 gennaio al 12 febbraio assieme a Petra Valentini, Davide Cirri e Francesco Marino: “Elvira, il nobile mestiere di recitare”. Un memento all’opera di Louis Jouvet che rispecchia in modo estremamente veritiero le lezioni realmente tenute dal Maestro all’interno del Conservatoire di Parigi, quando era impegnato nelle sette lezioni sul ‘Don Giovanni’ di Molière in piena occupazione nazista.

Assieme alla compagnia Teatri Uniti, Servillo è stato il primo, dopo circa trent’anni , ad aver portato uno spettacolo di Jouvet proprio in terra francese. Il rischio è stato grosso e la posta in gioco alta, ma per fortuna il pubblico ha accolto in modo più che caloroso la pièce.

Avendo spesso calcato i teatri francesi – o più generalmente esteri – con una drammaturgia all’italiana, come Eduardo in ‘Le voci di dentro’, o Goldoni e la sua ‘Trilogia della villeggiatura’, non immaginavo un riscontro così positivo” spiega Servillo. Beh, si sa che i francesi non sono convenzionalmente conosciuti come grandi dispensatori di elogi. "

Quindi a cosa si deve questo successo, oltre che alla indiscutibile bravura dell’attore napoletano?

“Sicuramente il punto focale di questo spettacolo è il rapporto maestro-allieva’’ ha sostenuto il maestro Servillo  “l’allieva non viene vista come un vaso vuoto da riempire di nozioni. Ma, assieme al maestro, intraprende metaforicamente parlando un percorso di profonda conoscenza – più specificamente di ricerca. Ciò che non conosciamo del personaggio, affonda le radici in quelle domande ancora più interiori che ci fanno interrogare su ciò che non conosciamo di noi stessi quando affrontiamo il personaggio”.

 

Quello che cattura dell’opera è senz’altro il desiderio di insegnare ciò che non si può imparare. Quello che Jouvet cerca di inculcare a Claudia (che interpreterà per l’appunto Donna Elvira nel quarto atto del Don Giovanni di Molière) è di non affidarsi alla tecnica, ai numeri, ma di perdersi, abbandonarsi al personaggio, sondando gli ambiti più reconditi ed inesplorati della sua interiorità, dimenticando i pudori che inconsapevolmente mettiamo in campo anche nella vita di tutti i giorni.
A tal proposito l’impatto con il pubblico è pregnante e molto più incisivo di quanto non sembri. Il pubblico stesso, che sembra che stia ‘spiando’ una scena quasi segreta tra maestro ed allieva in un silenzioso voyeurismo, è in realtà funzionale a creare un’atmosfera ancora più intima, sentendosi coinvolto e contribuendo esso stesso alla ricerca ossessiva della scoperta. Di grandissimo spessore è anche il segmento della pièce in cui Jouvet formula, a proposito dell’attore, la celebre differenza tra comédien e acteur, asserendo che “il comédien è per così dire il mandatario del personaggio, mentre l’acteur delega se stesso personalmente. Il comédien esiste grazie allo sforzo, alla disciplina interiore, a una regola di vita dei suoi pensieri, del suo corpo. Il suo lavoro si basa su una modestia particolare, un annullarsi di cui l’acteur non ha bisogno

Una riflessione quella di Jouvet condivisa da Servillo: << Personalmente, in un’epoca dove il mestiere del recitare rischia giorno dopo giorno di essere svilito, credo che le riflessioni di Jouvet siano di importanza cruciale per chiarire la confusione che avvolge questa nobile professione” .

Una pièce davvero speciale, che ci lascia immergere in un’atmosfera segreta, antica, profumata di mistero e di voglia di andare oltre le apparenze. Dal personaggio sfrontato ma interiormente insoddisfatto di Jep Gambardella fino al profondo Louis Jeuvet, dal significato intrinseco del suo dialogo con la Suora che si cibava solo di radici ‘La Grande Bellezza’, andando a ritroso nella celebre scena del tradizionale ragù in ‘Sabato, domenica e lunedì’, in cui portò in teatro i suoi sapori e i profumi possiamo dire che Toni Servillo non si esime, ancora una volta, nel far vibrare le corde di tutti i sensi umani.

 

 

 

Mary Sorbillo

 

 

 

 

 

 

 

 

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