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Protagonisti
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 Parte del cast è sbarcata a Napoli per presentare l’uscita del film e si è allegramente trattenuta con la stampa e alcuni rappresentanti dell’Ordine degli Psicologici della Campania ospiti in sala. Un incontro informale e scanzonato come il ritmo del film che diverte, a tratti commuove e che non perde mai colpi mantenendo il garbo al quale il regista ci ha abituati. Una comicità che non scantona in oscenità ritrovando il buon gusto della vera “commedia all’italiana”.

Anche gli psicanalisti possono cadere in depressione! Lo sa bene Marcello (Claudio Bisio), psicanalista cialtrone e cinico, che un giorno decide di chiudersi in casa e mollare tutto. Questo gesto "estremo" non viene accolto bene da Silvia (Anna Foglietta), la sua segretaria, che raduna i suoi pazienti per cercare di farlo uscire dalla crisi. La scalcagnata combriccola che aiuterà Silvia nel suo intento, è composta da uno spacciatore affetto da attacchi di panico, Nazareno (Marco Giallini), un quarantenne mammone cronico, Pasquale (Massimiliano Bruno), una ninfomane decisamente invadente, Vitaliana (Paola Minaccioni), una coppia in crisi sessuale, Enrico e Betta (Pietro Sermonti e Caterina Guzzanti) e Michelangelo (Rocco Papaleo), telecronista in crisi per il tradimento della moglie. Strampalati ma affettuosi e divertenti, i pazienti di Marcello cercheranno in ogni modo di tirargli su il morale riuscendo a farlo aprire alla vita per diventare una persona migliore.

Massimiliano, parli del tuo nuovo film?

Confusi e Felici è la storia di uno psicanalista in crisi che viene aiutato dai suoi pazienti a vedere il bello della vita. È sempre difficile camminare in bilico tra la leggerezza e la profondità, trovare la misura tra la credibilità e l'improbabilità e far nascere situazioni esilaranti anche in contesti che di divertente hanno ben poco. In questo film mi sono voluto divertire ad analizzare le idiosincrasie dei protagonisti nel pieno della loro crisi. Come reagirebbe un uomo che sta per diventare cieco ai suoi ultimi mesi di vista? Io una piccola risposta me la sono data: quell'uomo in difficoltà cercherebbe di vivere appieno la vita, proverebbe a divertirsi, a giocare, a fare amicizia e innamorarsi. Questo è quello che capita allo psicanalista Marcello Bernazzani che, superata una prima fase di demoralizzazione per la notizia della cecità imminente, decide di farsi trascinare in un girotondo di situazioni limite. A trascinarlo saranno i suoi pazienti e la sua segretaria, ognuno con un mondo diverso da mostrare, ognuno con una personale "bellezza" da esibire. Ma, a mostrare la strada giusta sarà uno psicoterapeuta (Gioele Dix) che saprà far vedere la vita a Marcello da un punto di vista differente, curandolo con poche semplici idee. Grandi incontri, amicizie vere e un amore profondo, riusciranno a cambiare la "vista" di Marcello. Lavorare sulle emozioni e sul divertimento è stato facile con questo cast che ho avuto la fortuna di dirigere. Ho trovato sempre le soluzioni che mi piacevano grazie alla generosità di Bisio, Foglietta, Giallini e gli altri. Il meccanismo comico di Confusi e felici nasce da un paradosso e da un ribaltamento di prospettiva. Nasce dall’esigenza di vedere oltre la vista. La cecità come metafora per riconoscere il bello che non sempre è palese o si dà per scontato.

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Come nasce l’idea del film?

Da quando avevo 24 anni sono in terapia. Credo di averle provate tutte: analisi transazionale, il lettino dello psicanalista, la terapia di coppia, quella di gruppo. Ne ho conosciuti tanti e ce ne sono di bravi e di scarsi, come il protagonista del mio film. Di storie da raccontare a riguardo ne ho tante, alcune le ho inserite nel film, tante altre le ho omesse. Ma ne ho viste davvero delle belle. Poi, ha sicuramente contribuito la lettura di Cecità di José Saramago, il cui nome faccio storpiare da Caterina Guzzanti. Il messaggio che volevo inviare spero sia chiaro: per vivere bene c’è bisogno di vedere la vita con occhi differenti, vedere per davvero e il mio protagonista lo capisce realmente solo mentre sta perdendo il dono della vista.

Massimiliano, Un aneddoto sul tuo rapporto col cibo e il tuo piatto preferito?

Beh, una cosa particolare è sicuramente la compagnia di Giallini, che frequento durante le riprese e non solo. Passando tanto tempo insieme ci è capitato di andare a mangiare nei suoi posti preferiti. Mi ha insegnato a mangiare le ostriche con il tabasco. Non avevo mai visto una cosa del genere, mai neanche immaginata. Eppure, devo ammettere che non sono male.

Per quanto riguarda il cibo, posso sostenere di avere gusti molto sudisti. Sono calabrese di origine, nato a Roma ma da genitori calabresi, la mia mamma era di Cosenza e mio padre di Lamezia Terme. Per cui,  sono cresciuto a parmigiane di melenzane, fileda, salumi, polpette, sughi di ogni tipo, sono un “pastasciuttaro”, non a caso il mio personaggio nel film viene chiamato “carboidrato”, si vede anche dalla mia “stazza” quanto apprezzo il cibo e la buona cucina. Il mio piatto preferito è la pasta alla Norma, ma come me la preparava mia madre che la infornava con il caciocavallo silano. Ne ricordo ancora il sapore e nulla lo ha mai più eguagliato.

Claudio, il tuo personaggio nel film sta attento alla buona cucina. Rifiuta di essere ingozzato nelle trattorie romane, consiglia ricette e vini da abbinare a sua figlia che lavora in un ristorante, ha il desiderio di cucinare con lei quando sta per perdere la vista. Quanto c’è del vero Bisio in tutto questo?

Non sono un ottimo cuoco, ma in compenso mia moglie cucina in maniera eccellente. Per cui apprezzo moltissimo la buona tavola, che onoro spesso. Non mi ritengo uno da stravizi gastronomici. Sono, soprattutto, convinto che mangiare bene parta dalla spesa, per cui siamo molto attenti ai prodotti che acquistiamo per la nostra tavola. Biologico, km0, qualità certificate, marchi DOP. Il gusto è totalmente diverso. Devo ammettere che propugniamo una discreta consapevolezza alimentare a casa nostra, e poi, il nostro paese ha una gamma talmente vasta di cose buone da mangiare…

 

Carmen Vicinanza

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