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Protagonisti
Strumenti

Per la terza volta, dopo Educazione siberiana e Happy Family, il regista partenopeo si avvicina al tema dell'adolescenza, questa volta riempita di effetti speciali.  

Il quattordicenne Michele (Ludovico Girardello) vive a Trieste con la madre Giovanna (Valeria Golino) a Trieste. Tipico adolescente un po' sfigatello, un giorno scopre di avere un superpotere: quello dell'invisibilità. E usa questo suo dono come farebbe un qualsiasi adolescente: vendicarsi dei torti subiti, intrufolarsi nello spogliatoio delle ragazze per spiare Stella (Noa Zatta) la ragazza di cui è innamorato. Dopo sparizioni dei suoi compagni e scoperte sul suo passato, Michele si ritrova ad usare il suo superpotere per aiutare gli altri (ma soprattutto se stesso).

L'ambientazione del film ricade su una città di mare. Come mai?

Oltre ad esigenze tecniche di copione, ho sposato subito l'idea che la città fosse aperta su qualcosa. Il mare, le città di mare, sono speciali: sono aperte alle novità, agli stranieri, parlarne a Napoli è quasi lapalissiano. La cultura si mischia con quelli che passano, i marinai, i viaggiatori. Il mare è anche un'apertura verso mondi che non conosci, è un orizzonte libero, una linea che non raggiungi mai, come quella che disegnava Hugo Pratt per Corto Maltese. Mi piaceva che la città del nostro Ragazzo invisibile avesse una dimensione aperta, anche verso qualcosa di misterioso.

Come mai Trieste e non un'altra città?

 Avevamo in mente tre città: Napoli , Genova e Trieste. Napoli io credo sia una città molto particolare, molto aperta sul lato onirico, misterioso. Se dovessi raccontarla con i colori userei l'oro, il nero e il rosso. Il nero di Napoli c'è e sarebbe stata una bella ambientazione, però troppo riconoscibile. Anche Genova ha dei problemi simili. Trieste invece è una città particolarissima. Io sono sicuro che chi non la conosce, non riesce capire dove abbiamo girato il film. Perché mette insieme, anche architettonicamente, motivi molto diversi, dai palazzi austroungarici a quelli del ventennio. E in più è una città con un passato letterario, e anche psicanalitico, particolare. Una città di fantasmi, che si sentono aggirarsi per le strade.

Il ragazzo invisibile è diventato anche una graphic novel e un romanzo. Perché il film resta innanzitutto un film pensato per i ragazzi, per gli adolescenti (compresi quelli un po' cresciutelli) che «almeno una volta si sono sentiti invisibili e che avranno desiderato, un superpotere che li protegga o li renda eroi “just for one day”, come canta David Bowie».  

Maria Grazia Addeo

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