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Questo haiku, una forma di poesia giapponese in tre versi, di Yosa Buson (1716-1783) racconta una delusione amorosa alla quale il poeta reagisce con il suicidio tramite avvelenamento con il fugu: un delizioso piatto di pesce palla, tra gli animali più velenosi al mondo insieme al polpo dagli anelli blu.

Fortunatamente il nostro polpo verace non rischia al momento di essere scalzato dal Mediterraneo dal suo cugino tropicale, ma i pesci palla si affacciano tra Egitto, Grecia e sud Italia ormai da anni. Catture di totani giganti in costiera amalfitana, avvistamenti di pesci palla nel golfo di Salerno e sulle coste siculo-calabre, frotte di pesci balestra nel golfo di Napoli. Cosa accade al nostro amato mar Tirreno? Il buon vecchio cambiamento climatico.

La tropicalizzazione e la meridionalizzazione del Mediterraneo sono fenomeni in atto da oltre dieci anni. La caulerpa mangia la poseidonia, i barracuda si spostano a nord e dal canale di Suez entrano nuovi pesci pesce palla maculatosconosciuti. Un mondo che cambia in fretta e costringe al confronto con entità estranee.

Il pesce palla ad esempio: un concentrato di tetradotossina, un potente killer per il sistema nervoso capace di condurre alla morte attraverso ore di cosciente paralisi motoria. Si narra che le parti più velenose del pesce, (pelle, fegato, ovaie e intestino) miscelate con ossa di bambino, datura stramonio, scolopendra, attraverso il quale gli stregoni vudù trasformano i membri pericolosi della comunità in morti viventi, da sfruttare nelle piantagioni.

La cultura giapponese, forgiata da millenni d’isolamento e complessi intrecci storici gioca con la morte, la sfida, la vince. Attraverso un’elaborata tecnica di taglio e pulizia, si lascia solo una piccola parte di veleno nella carne per intorpidire e deliziare il palato.
fugu chef simpsonNon provate a farlo a casa: gli chef abilitati ottengono un diploma specifico, dopo un lungo corso di formazione.

Il fugu si cucina attraverso ricette semplici come il sashimi: sottili fette di pesce palla crudo, disposte nel piatto a forma di crisantemo. Combinato con un insieme di verdure si ottiene invece un gustoso bollito, mentre le pinne sono generalmente servite fritte con abbondante salsa di soia. Il prezzo medio per questi piatti si aggira trai cinquanta e i cento dollari a porzione, rendendolo una pietanza ricercata, una prelibatezza per facoltosi buongustai. I ristoranti devono addirittura essere dotati di un sistema di smaltimento delle parti inutilizzate, degno della più avveniristica centrale nucleare.

In Italia e buona parte d’Europa il pesce è vietato, così come ogni preparazione con le sue carni, ma se programmate un viaggio in Giappone o Stati Uniti, potrete facilmente gustarlo con relativa sicurezza in uno dei ristoranti abilitati alla preparazione. Se invece vi capita di pescarlo o trovarlo sui banchi di un’incauta pescheria, statene alla larga. Buon appetito.

 

Luigi Orlando

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