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L’ultima partita prima del giro di boa (e prima di sapere chi sarà la vincitrice d’inverno) vede la neopromossa Frosinone cercare con le unghie e con i denti di conquistare ogni punto possibile per evitare l’inferno della retrocessione. Ed un Napoli che macina vittorie su vittorie con convinzione, gioco di squadra e personalità. La sfida culinaria però è un po’ atipica. Da una parte abbiamo un piatto ciociaro quasi del tutto scomparso dalle tavole ma assolutamente gustosissimo; e dall’altro lato un singolo e unico ingrediente con le spalle così grosse (e dal sapore così deciso) da poter reggere da solo la sfida.

L’abbuoto

Fino ad oggi abbiamo trattato la tradizione e la notorietà. Oggi invece parleremo di un desaparecidos delle tavole laziali (ma che sta tornando in auge in alcuni ristoranti tipici). L’abbuoto altro non è che un involtino di trippa di agnello farcito normalmente con cipolla, sedano e carota che si presta bene a vari accompagnamenti.
Stiamo parlando di un piatto così misterioso e criptico che lo stesso nome è pregno di misteri: la teoria che sembra andare per la maggiore è quella di intenderlo come frutto del betacismo (la sostituzione della lettera v con la b).
Così facendo da abbuoto passiamo ad avvuoto, cioè qualcosa che avvolge (come appunto fa un involtino).
Misteri irrisolti così come nel caso della preparazione che alcuni vogliono semplicemente al forno mentre altri sono più propensi ad una cottura alla griglia. Indipendentemente dalla tipologia di cottura, il piatto è deciso ma umile, figlio di una cucina povera ma orgogliosa. Un po’ come il nostro Napoli che gioca alla grande con dedizione ma con i piedi ben piantati a terra.

I cicoli

Premessa: i cicoli (o ciccioli, o scittole) sono presenti in tutta Italia. Ma a Napoli è tutta un’altra storia. In primis per la variante organolettica. Facciamo un passo indietro: vi siete mai chiesti cosa sono i cicoli? Quando la parte grassa del maiale viene bollita si forma una parte liquida e una solida. La prima formerà la sugna. La seconda invece (dopo la spremitura) diverrà cicolo. A Napoli però questa parte del maiale resta morbida con abbondanti parti di magro.
In secondo luogo nasce uno dei trii napoletani più famosi al mondo: cicoli, ricotta e pepe, un mix stra-vincente che ha nobilitato (casomai ce ne fosse bisogno) la pizza fritta, altro capolavoro culinario partenopeo.
Calcisticamente è come ritornare ai tempi di Maradona, Careca e Giordano. Non c’è storia.

Massimiliano Guadagno

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