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Alle porte dell’Olanda, sulle rive del fiume Mosa, si trova una cittadina famosa per aver fissato, al principio degli anni ’90 del secolo scorso, le regole politiche ed economiche per l’ingresso dei vari Stati nell’Unione Europea. Parliamo di Maastricht, centro dalla storia antica che ancora si respira nelle piacevoli passeggiate tra i parchi e le viuzze ricche di boutique e ristorantini che affollano il centro storico.

Quello che appare subito evidente, e ammirevole, a chi proviene dal caotico mondo mediterraneo è la calma serena e la cordialità sincera che questo popolo comunica. C’è un tempo per tutto, compreso il godersi la vita destinando la giusta importanza al benessere e al divertimento. Come in molte località dell’Europa settentrionale, ogni cosa esprime cura e dedizione, nell’incontro tra tradizione e modernità. Ecco che allora, quando il clima è clemente - consiglio una visita a primavera inoltrata, o ancor meglio tra giugno e luglio - si riscopre il piacere della vita all’aperto: i ristorantini si spostano sui prati adiacenti alla struttura originaria, i parchi si riempiono di amici e coppie in picnic, il fiume è attraversato da gruppi di giovani in festa su imbarcazioni, le rive sono punteggiate da chi si gode l’aria mite portandosi la propria sedia da casa, birra alla mano e chiacchiere. E se si alza lo sguardo verso il cielo uno stormo di cigni in volo o mongolfiere di passaggio portano a pensare che tutto è possibile.

Come in qualsiasi altra località internazionale, anche a Maastricht la cucina italiana va per la maggiore e allo stesso modo il gusto asiatico è presente in tutte le sue sfumature culinarie. Ma lasciamo da parte ciò che è estero e immergiamoci nella cucina locale, uno dei modi migliori per entrare a contatto con nuove realtà.

Prima cosa da tener conto sono le fasce orarie in cui è possibile consumare un pasto: i tavoli sono affollati già prima delle 12.00 per pranzo e verso le 18.00 per cena, meglio quindi non ridursi all’ultimo momento per decidere di mangiare qualcosa. Per un aperitivo, tra gli spuntini più tradizionali da gustare accompagnati da una fresca Amstel o da una birra trappista, brassatacioè dai monaci trappisti (anche se più comune in Belgio, dove i monasteri che la producono ancora sono sei, seguiti dall’Olanda con due e da Stati Uniti, Austria e Italia con uno) sono le bitterballen, crocchette di carne lessa che costituiscono lo snack olandese per eccellenza, spesso accompagnate da cubetti di formaggio Gouda, piccoli involtini primavera e fettine di salsiccia locale. Generalmente il ripieno delle bittereballen è di manzo, ma può anche essere sostituito da pollo, vitello, o funghi, per una versione veg.

Passando a piatti più consistenti, e d’obbligo nella mappa della tradizione culinaria olandese, abbiamo lo stamppot, a base di patate schiacciate e verdure (crauti, indivia e cavolo o carote e cipolla), servito generalmente con salsiccia affumicata o carne stufata. A chi non si ferma davanti a niente propongo inoltre l’erwten soup, una zuppa di piselli arricchita di carote, sedano, cipolla, salsiccia olandese, pancetta e costolette di maiale, servita con crostini di pane, oppure lo zuurvlees, uno stufato di carne per lo più di cavallo, oppure manzo o maiale, marinato in aceto, simile al nostro spezzatino. Una colorata pietanza a base di purè di patate e carote è l’hutspot, servito con del brasato di manzo o con le bitterballen. La sua particolarità è che le carote utilizzate non sono quelle novelle, ma carote invernali più spesse e lunghe il cui sapore dà un gusto dolce al piatto. Altro must è l’aringa cruda con cipolle, che va mangiata, come da tradizione, prendendola per la coda e calandosela – delicatamente, attenzione - direttamente in gola o, infine, gli asparagi bianchi al prosciutto e uova, cosparsi di burro fuso.

E per dessert? Maastricht è piena di cafè e sale da tè dove fermarsi a bere qualcosa, da accompagnare con una fetta di torta o un dolcino. Ce ne sono per tutti i gusti, ma tra i tipici ricordiamo i poffertjes, simili a mini pancake, ma più dolci e spessi, e lo stroopwafel, un biscotto di cialda ripieno di caramello.

Per acquistare e gustare gran parte di questi prodotti ci sono i caratteristici mercati locali, sosta meritata e piacevole salto nella cultura locale.

Il mio posto preferito per immergersi nella cultura del gusto nel senso ampio del termine? La libreria del centro storico Boekhandel Dominicanen, una stupenda chiesa gotica sconsacrata riadattata a bookshop, dove tra affreschi, scaffalature su più livelli piene di libri, dvd, gadget letterari e arte contemporanea ci si può fermare a fare una pausa seduti al caffè del presbiterio. Naso all’insù ad ammirare le volte affrescate, un sorso di tè o cioccolata calda da intervallare ad un boccone di torta mentre si legge un buon libro: semplicemente perfetto. E fa sorridere, a chi come noi ha la Chiesa in casa, che in una terra laica come quella che si calpesta in questo luogo affascinante, l’altare sia stato sostituito da un grosso tavolo a forma di croce.

Micole Imperiali

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