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La Sicilia è una terra tentatrice, ammaliante, irriverente. Ti spinge a peccare, soprattutto di gola. Siamo tre donne che conoscono bene il territorio e quindi andiamo a colpo sicuro. Parte, senza esitazioni, il nostro viaggio non convenzionale nel buon cibo.

Facciamo colazione con un caffè freddo e una Cassatella, un delizioso raviolo fritto ripieno di ricotta di pecora.

pane-cunzatoIn spiaggia si va a Scopello, Mazzo di Sciacca o Guidaloca, dipende dal vento e le maree, passando dalla suggestiva Tonnara di Scopello, l’immancabile sosta è al panificio di Stabile e Anselmo nel meraviglioso paesino col bellissimo “baglio”, tipica struttura di campagna siciliana, dove si mangia il Pane Cunzato. Una bontà che deriva dall’antica tradizione contadina ormai diventato un cibo cult nel trapanese. Un pezzo di pane, bello abbondante, non si dica mai che in Sicilia le porzioni siano succinte, condito con pomodoro, origano, primo sale e acciughe. Olio come se piovesse e goduria assicurata. Nell’attesa abbiamo mangiato qualche Panella al volo vista sul bancone rimasto lo stesso da almeno quarant’anni. Chi non conosce le panelle? Quei deliziosi cerchietti fritti di farina di ceci che si mettono anche nel pane. Per chi ha ancora fame c’è anche lo Sfincione, pane pizza condito con un sugo di pomodoro, cipolla, origano, acciughe e caciocavallo ragusano. Si mangia all’esterno, seduti su panche di legno con alberi di fico a farci ombra.

E qui ci si potrebbe anche fermare. Ma vuoi che non si ceni con un bel Pesto alla trapanese, pasta cull'agghia, i cui ingredienti base sono mandorle, pecorino, basilico, aglio e pomodoro, che si mangia con pasta fresca tipo busiate o gnoccoli. Per secondo una bella fettina impanata. In Sicilia si impana di tutto, ma oltre al pangrattato si aggiungono aglio prezzemolo e olio extravergine, non si usa l’uovo, con questo procedimento si impana qualsiasi tipo di carne, vitello, maiale, pollo, polpetta o involtino che sia, anche per le verdure vale la stessa regola. Variante nella panatura è anche l’aggiunta di pistacchio triturato e qui mi fermo con la descrizione delle emozioni provocate alle papille gustative. Queste panate, però, non si friggono, ma si mangiano arrostite, ci si fa la grigliata o in padella senza olio. Per contorno ci sta bene una Parmigiana che però non segue la ricetta tradizionale partenopea, trattasi invece di melanzane tagliate spesse, rigorosamente fritte e condite soltanto con sugo di pomodoro fresco, basilico e una spruzzata di parmigiano o caciocavallo siciliano.

Un dolcino ci sta sempre bene, fantastica è la Genovese, la più buona del mondo la si mangia ad Erice, tappa obbligatoria se si è in quella zona. Un panzarotto ripieno di crema gialla o ricotta, simile alla “minna di vergine”. Un’alternativa è il classico cannolo, ricotta semplice, ricotta al pistacchio, ricotta e cioccolato. Una granita di gelsi, o un bel gelato alla sette veli, tipica torta palermitana che contiene sette strati differenti di cioccolato.

Il tasso glicemico tocca vette impensabili, ma sappiamo che sono solo tre giorni, ce la si può fare…

cous-cous-di-pesceIl giorno dopo ci tocca l’Iris, una ciambella di forma tonda e senza buco avente un ripieno di crema di ricotta, zucchero, cioccolato fuso e pezzetti di cioccolato. Va consumata calda appena fritta o sfornata. La si trova anche a forma di treccia. Si va a San Vito lo Capo, alla spiaggia di Macari, una riserva naturale ancora non molto conosciuta, dove il mare è superblu e si trovano delle calette paradisiache. Il percorso si fa con il trenino messo a disposizione dal comune. Il giallo della natura fa strabuzzare gli occhi. A San Vito non si può non mangiare il Cous cous di pesce senza fare peccato mortale. Il più buono di tutti è quello di “Gna Sara”, ma bisogna andarci prestissimo, è sempre pieno e non accettano prenotazioni. Il procedimento di cottura è come il cous cous marocchino, ma il brodetto è fatto con il pesce da zuppa e non ci sono verdure. Libidine pura.

Chiaramente le varie zuppe di cozze, involtini di pesce spada, il pesce in Sicilia è buono tutto e ce n’è una varietà enorme.

Stasera ci sta addirittura la brioche col gelato. Te ne danno una porzione talmente grossa che non puoi finirla. E, rientrata a casa, la ricorderai con rimpianto…

spiaggia-macariIl giorno dopo non si può dimenticare di gustare un’arancina, alla carne o al burro, personalmente preferisco la seconda. La più buona della mia vita l’ho mangiata a Catania, alla pasticceria Savia, ma anche le altre in giro non scherzano. Ottimi anche dei rustici di pasta sfoglia ripieni con ragù con carne macinata e piselli. Non dimenticherò mai anche lo spuntino con grissini al sesamo e fior di sale. Al mare stavolta ci si ferma a Castellammare, ma siamo delle privilegiate, arriviamo in una piccola spiaggia privata il cui accesso non è molto agevole ma dove il mare ha il colore del cielo, a tratti trasparente.  Chiaramente non si possono trascurare frutta e verdura siciliane, meraviglia per la vista e il palato. Infiniti sono i banchi di angurie, mai viste così tante tutte insieme. E poi i pomodorini, le melanzane, i peperoni, la verdura più gustosa del nostro paese, a mio parere. L’ultima cena si fa alla marina di Castellammare al ristorante Posidonia. Antipasti di pesce crudo e fritturine varie. Ottimo lo spaghetto ai ricci. Il pesce spada fatto in tutti i modi, il tonno impanato con sesamo o pistacchi. Il delicato parfait alla ricotta e pistacchi. Cucina ottima e ospitalità cortese e simpatica. Prezzi modici.

Per fortuna l’indomani mattina siamo ripartite, portando via non so quanti chili in eccesso e non certo nel bagaglio, ma con il ricordo di aver varcato le soglie del paradiso. Un tour da ripetere perché i piaceri della vita non vanno mai trascurati.

Carmen Vicinanza

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