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On the stage
Strumenti

A Napoli, in una curva di via Salvator Rosa, dove il sole illumina gli antiquari e i vessilli di una borghesia che sta sparendo, sugli specchi incorniciati d’oro e stucco orfani della cartolina della Bella OTERO. Tra le marine, gli oli su teli ed i candelabri che attraversavano stanze infilate l’una nell’altra sui piedi calzati da pattine. Dove ancora i bicchieri di cristallo cesellato del Rosolio pretendono di avere un senso.

E’ in questa curva che ogni mattina la città mi regala il suo volto più moderno, tra un comò ed PHONE POINT, tra un Western Union ed una tela di Casciaro. Qui confluiscono i vicoli brulicanti di popolo indigeno e la comunità Singalese.

In questa curva io sento un odore forte di spezie, ogni mattina.

Di Cumino, Curry, Coriandolo….. e vasenecola, petrusino, arecheta…

 Perché ogni mattina che tu sia nato a via Salvator Rosa o a Colombo sai che devi cucinare.

Perché la fame e l’arte di compiacerla non ha confini.

I bassi napoletani son sempre più abitati da etnie diverse ed è bello pensare che dalle crepe di questa città, dal questo vivo Cretto Burriano si alzino fumi e profumi diversissimi tra loro.

Questa città che per secoli ha flirtato con l’Africa, amoreggiato con la Spagna, subito la cucina francese, imparato a mangiare hamburger adesso si confronta con l’INDIA.

Lontanissima e mai così vicina, “ricca in essenze, datteri, banane”.

Due fortissime ed impermeabili identità si confrontano a distanza di pochi metri da un fornello all’altro. Senza sfida, ognuna fiera della propria tradizione.

Antica, millenaria, saggia. ancestrale.

In piccole anguste strade come vico Fico al Purgatorio sta peppiando un Ragù e con la stessa dinamica c’è un Pollo Tandori che rosola, il riso basmati fa salire verso l’alto il suo profumo e danza con la gioia della Vasenicola.

Certi muri d’oltreoceano possono essere valicati dagli odori del cibo.

E se questi due elementi non hanno ancora generato un mix musicale tra neomelodici e musicale popolare singalese, dove Londra generava commistioni tra il reggae ed il punk nel 1980, magari è solo questione di tempo.

Prendiamo quindi a prestito un bel viaggio musicale che si esaurisce in pochi secondi, come un fiato di Genovese e Curry che si incrociano per un attimo.

Sto parlando di Wahrane di Cheb Kaled: nei primi 45 secondi un viaggio fantastico ci lancia da un mondo all’altro, da un sponda all’altra.

L’attacco è Andaluso, una chitarra in palo di rumba flamenca dice la sua sul ritmo; pochi secondi ed entra un accordeon. siamo in Argentina come per incanto tra  gli odori del tango ed i vicoli di Buenos Aires… entra adesso la regina voce di Khaled in arabo e siamo di nuovo in Algeria, nel Mediterraneo assolato tra il frinire delle cicale e l’oro dell’ olio d’oliva.

Basta questo.. come un assaggio fatto da un cucchiaio di legno…

Ai fuochi:

Braciola  BOLLYWOOD

Olio evo caldo, cipolla ed aglio di ordinanza… nella stanza c’è già odore di Napoli

Adesso un cucchiaio di Cumino, generoso…. Ed in un attimo siete nella curva di Salvator Rosa

Due generose fette di Manzo, pezzo a Cannella

Arrotolati come un tappeto ( indiano)

Nel cuore dei suoi arabeschi, uva passa, pinoli, pecorino, prezzemolo, cumino…

Legati col cotone di casa, come un vestito da messa  imbastito da un sarto meticoloso.

Fateli rotolare nell’olio caldo e brindate con mezzo bicchiere di bianco..

I fumi si alzano, vaporano i fantasmi delle nazioni e dei confini.

 Abbiamo tutti fame, siamo tutti fratelli…

 Ancora 20 minuti a fuoco lento nel caldo affetto di una passata di pomodoro. Salate.

 

Oran, Oran tu n’encaisses que des pertes

T’ont fuit des gens lucides

Ô Oran tu n’encaisses que des pertes

T’ont fuit des gens lucides

Sont restés en exil soucieux

Et l’exil est dur et cruel

 

Siate popolari…

All’Enoteca Mandolese in via Paiseillo

C’è un PRIMITIVO Di MANDURIA sfuso

che vi fa cantare in arabo… e danzare in singalese.

 

 

Alessandro Pacella

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