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Peccato che in quella stessa zona sorga il Centro Oli gestito dall’Eni, un mostro di ferro, zolfo, fumi e veleni, che da 15 anni raccoglie il petrolio per trattarlo e per eliminarne gli scarti sulfurei. Si innalza laddove prima c’erano vigneti, allevamenti di bestiame e aria pulita. Indubbiamente un bel benefit per le casse dello stato, ma decisamente un malus per la salute di milioni di persone, dopo che analisi specifiche sull’acqua e sui sedimenti hanno portato alla luce rivelazioni sconcertanti.

Nonostante non esista in Italia un livello massimo di concentrazione di idrocarburi, possiamo paragonare la soglia di 60 mg/kg consentita dalla legge per la concentrazione nel suolo ai quasi 560 mg/kg trovati in più del 70% dei campioni rilevati.

Considerato che tutt’intorno al lago c’è una natura quasi incontaminata e che qualcuno avrà pur dovuto alterare la chimica dell’acqua, non ci vuole una beautiful mind a capire che questa aberrazione sia frutto dell’ennesima scellerata azione umana. E, nel nostro caso, troviamo che fra gli ingredienti più comuni nel fluidi di perforazione ci sono proprio arsenico, bario, cromo, rame, piombo nickel e zinco!

Secondo voi ci saranno multe, arresti, bonifiche? Probabilmente no.

In una situazione “schettiniana”, l’unico risultato per ora raggiunto è stata la sospensione dal servizio del tenente Di Bello, reo di aver puntato i riflettori su questa vicenda.

 Ormai, in uno stato come il nostro, siamo abituati che a pagare sia l’unico onesto. Questa assurda vicenda dimostra ancora una volta l’arretratezza l’amoralità dell’Italia, coerente solo nell’incoerenza e giusta solo nell’ingiustizia.

Massimiliano Guadagno

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